Il mito come linguaggio e visione del mondo. Proposte antropologiche del Novecento
Il mito è poesia
Volendo sottolineare l'aspetto, si può dire, poetico del mito, grazie alla sua capacità di descrivere il mondo plasticamente con un linguaggio altamente intuitivo come quello, appunto, della poesia, non possiamo non volgere lo sguardo alla cultura greca. Il mito è una creazione da cui prende forme e spirito ogni grande espressione artistica dei Greci.
Esso si trasforma e si traveste via via che s'allontana dai tempi eroici, quanto più si fanno avanti e urgono il razionalismo, l'individualismo, le varie forze disgregratrici, che finiscono poi con il dissolverlo dalla coscienza e dal pensiero degli uomini a cui era connaturato; ma per la Grecia non muore del tutto neppure quando la crisi spirituale dell'età ellenistica porta definitivamente da codeste splendide figurazioni di vita esteriore, dal mondo delle favole, delle leggende, degli eroi a quello interiore dell'io.
Secoli di cultura si erano forgiati attraverso codesto elemento, che parlava plasticamente vivo dalle opere dei più antichi e, meno a tinta di meraviglioso, ma sempre colorito e mosso, dalla poesia dei tempi più maturi; e proprio alla vigilia dell'era ellenistica, in cui la mitografia sorge, i peripatetici meglio d'ogni altra scuola avevano affrontato il problema del mito e mostrato la via d'afferarlo nella sua vera essenza. Secondo quanto si è visto, Vico sostiene che «poetare significa produrre», e che il mondo verrebbe dunque poetato dagli uomini, cioè prodotto dalla loro capacità poetica, attraverso il valore fondante del mito, la cui verità poetica è strutturalmente e tautologicamente poietica, ossia produttiva.
Ribaltando la prospettiva, si può intendere la poesia come un processo mitopoietico, mi richiamo alle parole con cui un grande studioso della classicità , Kerényi ha descritto quel sapere senza concetto, quel sapere per immagini che era, a suo avviso, l'essenza della mitologia: «in che modo serviva la religione antica da dimora all'uomo ? Che cosa riceveva l'uomo da quel prodotto spirituale?[...] Essa gli dava immagini. Che genere di immagini? E che cos'era il contenuto e l'involontario insegnamento di quelle immagini? Per esempio delle immagini relative all'immagine dell'uomo? alla sua posizione nel mondo? Al mondo stesso che lo circondava e che dopo veniva chiamato con una parola filosofica 'physis', 'la natura' ?».
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il mito come linguaggio e visione del mondo. Proposte antropologiche del Novecento
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Informazioni tesi
Autore: | Laura Dotti |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lettere moderne |
Relatore: | Massimo Marassi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 244 |
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