La violenza sessuale sul minore e la conseguente psicopatologia

Una concreta strategia per prevenire e riparare i vari abusi e le violenze che si abbattono sui minori impone una stretta collaborazione e una profonda integrazione non solo tra i vari servizi assistenziali ma anche tra questi e le diverse istituzioni (politiche, amministrative, giudiziaria) a cui è affidato il compito di promuovere un’adeguata crescita umana dei soggetti in età evolutiva.
Se i bisogni dei ragazzi non sono solo quelli primari di avere un tetto sotto cui ripararsi, cibo con cui sfamarsi, un’assistenza sanitaria per superare le eventuali patologie ma anche quelli, egualmente essenziali, di essere congruamente aiutati a realizzarsi compiutamente come persone, appare evidente come ciò imponga un serio impegno sia dei servizi, sia delle agenzie di socializzazione, sia del sistema di tutela dei diritti, sia dei politici e amministratori tanto a livello nazionale che locale.
Un impegno che deve essere comune perché il ragazzo ha bisogni unitari e mai del tutto settorializzabili; l’intervento assistenziale deve essere il mezzo per assicurare a tutti il soddisfacimento del proprio diritto ad una adeguata crescita umana.
Il compito di provvedere alla protezione del minore nel corso del racconto del fatto di reato presupporrà non soltanto la riduzione dello stress del minore legato all’impatto con il contesto giudiziario, ma anche il fare riferimento al lavoro di indagine e di elaborazione delle dinamiche familiari che nel frattempo gli specialisti operano per analizzare l’eventualità del recupero dei rapporti all’interno del nucleo.Tuttavia, poiché ciò si compia è necessaria l’integrazione degli interventi giudiziari e psico- sociali.
Il tema della tutela al minore vittima di abusi sessuali è stato enunciato dalla legge 66/96, che si esprime su tre punti fondamentali:
a) la trasmissione degli atti da parte del Procuratore della Repubblica al Tribunale per i minorenni quando si procede per delitti commessi a danni di minorenni;
b) l’assistenza affettiva e psicologica assicurata in ogni fase e grado del procedimento;
c) la presenza da parte dei servizi minorili dell’amministrazione della giustizia e dei servizi istituiti dagli enti locali.
La tutela, quindi, intesa come progetto è un “intervento specialistico” con azioni preventive e valutazioni complessive per ogni singola realtà minorile; è il risultato di un ragionamento costruito e condiviso dagli operatori.
Non più quindi una generica protezione, dove il minore è considerato privo di risorse, aspettative, ma un progetto individualizzato che salvaguardi diritti, legami affettivi, dimensioni psicologiche e familiari, e che lo consideri soggetto attivo con bisogni evolutivi e relazionali da garantire.