Trattamento di fine rapporto e fondi pensione integrativi
Il metodo della capitalizzazione come risposta alle insufficienze operative del metodo della ripartizione
Nello studio dei modelli organizzativi di un sistema pensionistico, una prima importante distinzione è quella tra sistema a capitalizzazione e sistema a ripartizione.
Il sistema a «capitalizzazione» adotta criteri analoghi a quelli propri delle assicurazioni di tipo privato. Per le nuove generazioni, non ci si servirà più del metodo retributivo, ma di quello contributivo.
L'importo della pensione annua, per i soggetti che iniziano a lavorare successivamente al 31.12.1995, è determinato dall'importo dei contributi versati e rivalutati alla fine di ciascun anno moltiplicato per il coefficiente di trasformazione stabilito in relazione alla speranza di vita del lavoratore in relazione all'età posseduta all'atto del pensionamento. Durante il periodo di attività lavorativa, dal salario o dallo stipendio del lavoratore vengono trattenuti i contributi sociali, che, versati presso istituti assicurativi, sono poi impiegati nel mercato finanziario.
Il montante di tali investimenti fornisce i proventi con cui pagare le prestazioni previdenziali. I contributi di oggi pagano, capitalizzati, le pensioni di domani, con la considerazione che ciascuno versa per sé, senza dare la contribuzione ad altri, nel periodo attuale. Nel sistema a capitalizzazione la soluzione del problema è tipicamente di tipo individuale.
Il sistema a «ripartizione» invece, si fonda su principi che implicano necessariamente un accordo sociale fra individui che appartengono a diverse generazioni.
Sulle retribuzioni di coloro che sono occupati vengono effettuati prelievi che servono per alimentare gestioni pensionistiche che pagano le pensioni a coloro che nello stesso periodo hanno abbandonato il lavoro per ragioni di età. I lavoratori di oggi pagano le pensioni, di altri soggetti, di oggi.
Questa operazione è socialmente sostenibile solo se si dà ai lavoratori di oggi la garanzia che le loro pensioni saranno finanziate dai lavoratori di domani.
In questo schema non c'è alcun bisogno di investire gli accantonamenti sul mercato dei capitali; deve però essere implicito un "patto intergenerazionale".
Quando si discute di riforma delle pensioni quasi sempre i problemi più scottanti riguardano tentativi da parte del potere politico di modificare i contenuti di questo accordo.
Nei Paesi sviluppati, gli occupati sono diminuiti proprio a causa di un rallentamento della dinamica della popolazione attiva dovuto a tassi di natalità prossimi allo zero o negativi. Tale fenomeno è in alcuni Paesi compensato da un andamento positivo, del tasso di partecipazione femminile, ma destinato ad esaurirsi. Maggiore importanza ha avuto la caduta dell'occupazione che si è manifestata in modo generalizzato in tutti i Paesi europei negli anni'50 a causa del rallentamento della crescita, (fenomeno discusso nel paragrafo precedente con il rapporto di Merrill Lynch) delle politiche economiche di ispirazione liberi sta, e delle ristrutturazioni industriali.
Queste ultime hanno comportato sensibili riduzioni dell'impiego del fattore lavoro, con allargamenti non del tutto compensativi nel settore dei servizi, soprattutto nella fascia di lavoro autonomo in cui i sistemi previdenziali non sempre sono stati applicati (considerate le età più elevate per andare in pensione rispetto ai dipendenti pubblici) e nei quali esistono sacche di lavoro nero. Sino all’inizio degli anni '80 il tasso di crescita dell'economia è stato superiore al tasso di interesse reale, ma da allora la relazione tra le due variabili si è invertita.
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Trattamento di fine rapporto e fondi pensione integrativi
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Informazioni tesi
Autore: | Ilaria Tessarolo |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2000-01 |
Università: | Università degli Studi di Padova |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche Indirizzo Economico |
Relatore: | Vincenzo Rebba |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 177 |
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