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La salute al contrario. Mamme no pfas e il disastro nel contesto veneto

Il manifesto delle Mamme no Pfas: rischio o prevenzione?

La distinzione fra massimalisti e minimalisti mi consente anche di mettere una lente d'ingrandimento sulle azioni compiute attraverso il sapere esperto e quello sociale o "popolare". La risposta all'emergenza da parte delle istituzioni si è concretizzata con l'installazione dei filtri a carbone che filtrano i Pfas dall'acqua e rendono l'acqua di nuovo potabile. Tuttavia la terra è piena di Pfas, la falda freatica è estremamente inquinata, i canali di scolo dei campi hanno un'altissima concentrazione di Pfas nel terreno, quindi rendere l'acqua dell'acquedotto di nuovo potabile tramite l'installazione di filtri a carbone è come "mettere un cerotto su una gamba rotta". La soluzione per qualche tempo sembra aver soddisfatto le istituzioni del risultato ottenuto, ma non ha soddisfatto le Mamme no Pfas che si sono attivate per promuovere una bonifica totale del territorio. I massimalisti, come le Mamme no Pfas vorrebbero attuare il principio di precauzione, mentre i minimalisti, in questo caso le istituzioni, che dovrebbero garantire una corretta gestione delle risorse idriche, sono schiacciate dal paradigma costi-benefici. Per farsi promotrici di tale principio le Mamme no Pfas hanno redatto un documento "Sulla Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano", che hanno presentato al Parlamento di Bruxelles nel 2019 in cui ne discutono i termini applicativi, mettendo in evidenza l'inutilità dei regolamenti esistenti sulle acque potabili per tutelarne la salubrità: «il sistema di controllo e le azioni protezione che appaiono tra le finalità di questa rifusione sono fallimentari». Tramite questo documento le Mamme no Pfas hanno richiesto una modifica alla Direttiva Acque Potabili, proponendo un unico limite per i Pfas: zero nanogrammi per millilitro. «Non è accettabile che possa essere fissata una dose minima giornaliera tollerabile (TDI) per queste sostanze che in natura non esistono e che comportano un rischio ingiustificabile sia, in primis, per la salute dell'uomo e dell'ambiente, sia per i costi che si dovranno sostenere e che in Veneto si stanno già sostenendo, per far fronte all'emergenza sanitaria in corso. Riteniamo che la TDI fissata NON possa essere considerata valida per le persone già pesantemente contaminate». Le mamme inoltre ridiscutono il documento e il paradigma del "rischio accettabile" utilizzato dalla Direttiva Acque Potabili, per tutelare la salubrità dell'acqua. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

La salute al contrario. Mamme no pfas e il disastro nel contesto veneto

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Informazioni tesi

  Autore: Giovanni Cecchi
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Scienze Umanistiche
  Corso: Antropologia Culturale
  Relatore: Ivo Quaranta
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 183

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Parole chiave

analisi del rischio
attivismo
disastro ambientale
conflitto sociale
pfas
miteni
mamme no pfas
dimensione terapeutica
uso del corpo
dupont

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