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Dal Trentino all'Argentina. Racconti di vite emigrate

Il lavoro come strumento di sviluppo di vincoli comunitari

La politica Scac era interamente a favore dell'operaio emigrato, tanto da cercare di assumere italiani o discendenti di italiani per facilitare il lavoro tra i suoi dipendenti. Ci racconta E.R. un episodio lavorativo:

Internamente (alla Scac), praticamente come ti posso dire ci siam trovati bene perché tutti i dipendenti, han cercato la fabbrica di assumere discendenti di italiani, ti spiego un … un giorno dice mi padre io domani ho bisogno di tante stanghe di ferro … di tanti metri quelli che si veniva dalle ferriere eran solamente sei metri, allora si doveva saldare si chiama saldatura di testa, allora dico io faccio un turno extra, era l'unico che veniva là che sapeva saldare a cosa a testa. Allora dico faccio un turno a parte e mi mette un aiutante, un ragazzo alto, io non sapevo nemmeno parlare una parola di argentino e l'altro che so io … a un certo momento lui sapeva che doveva portarmi il ferro lì e io lo mettevo nella macchina e ... tira giù e mettevo su un altro, a un certo momento si rompe un bullone, io parlavo con me stesso "me segurerìa en trentin "me segureria na ciave en martel en cortafer" vedo che questo ragazzo parte e dopo 5, 6 minuti arriva con la chiave, il martello e il ... ma allora l'ho guardato e gli ho detto ma tu capisci? "Sono figlio di italiani" dice sono figlio di italiani, e "hai capito?" Dice "sono andato a prendertelo no?" Mezzo italiano e mezzo … e allora non è stato difficile per noi a mettersi dentro nel, perché parlavi con uno ti rispondeva mezzo in italiano mezzo in .. mi capisci era .. ossia si è cercato di assumere tutti i dipendenti che erano figli di italiani.

La ditta Scac cercò di ridurre al minimo l'alienazione del migrante non solo attraverso la sua particolare politica di assunzione, ma anche prevedendo una specifica organizzazione alloggiativa, leggiamo sempre nel racconto di E.R.:

E insomma siamo arrivati qui a San Nicolás, a San Nicolás nei nei nelle stanze dove eran fatte per noi lavoratori italiani, c'avevamo il nostro comedor [sala da pranzo] … tutto a posto, una stanza per ciascuno […] bueno nell'interno della fabbrica, ti spiego eravamo, non mi ricordo bene, qui nel nelle stanzette dunque tre tre sei nove … eravamo 17 tutti mandati dall'Italia, tra i quali c'era il papà delle M. dopo è venuta la famiglia e lui è andato … c'era il M. il P., P., Z. (elenca una serie di cognomi), trentini, dopo con, con il tempo sono arrivati altri capi reparti che erano di Venezia, da Marghera dov'era l'altra fabbrica Scac e da Mortara che dove c'è l'altra fabbrica Scac. La fabbrica c'ha fatto un bel come si dice un bel comedor che c'avevamo un cuciniere che ci diceva domani cosa volete da mangiare ... capì era al gusto e piacere nostro e lì c'avevamo giochi alla sera quando si terminava di mangiare alla sera c'era chi giocava a briscola che giocava a tresette chi giocava al biliardo e poi si veniva si faceva qualche passeggiata al centro però in quell'epoca non c'era niente c'era un omnibus un colectivo [autobus], che passava ogni ora ma arrivata la sera alle 7 già tu dovevi venire dal centro a piedi…

Vediamo quindi che la stessa dirigenza Scac cercò di facilitare l'integrazione tra i propri dipendenti puntando sulla comune provenienza territoriale e fornendo strumenti di socializzazione. Difatti questa strategia risultò vincente ai fini dell'inserimento degli operai, prosegue E.R.:

Perciò era come una grande famiglia tanto il reparto nostro di officina meccanico tanto il reparto di mio padre che erano serraioli e facevano le armature come il reparto di cementerai dove c'era P. che faceva coso il cemento tanto il reparto di falegnameria che era il O. … falegname insomma era una grande famiglia poi le ricorrenze natale o capodanno, o si faceva in casa di O. con tutti o di in casa di R., una grande famiglia e così che … uno come ti posso dire sia stato a disagio con una lingua che non capisci, con dei perciò mi son trovato subito a mio agio.

Grazie al lavoro alla Scac le stesse famiglie degli operai ebbero modo di conoscersi e sviluppare legami personali tra loro. I trentini di San Nicolás si conoscono tutti e questo proprio per il comune lavoro di almeno uno dei membri della famiglia, come ci racconta U.R. che, arrivato bambino per raggiungere il padre aveva un'età significativamente minore rispetto ai restanti trentini emigrati:

R: E quindi lei ha sempre frequentato persone trentine qua?
I: si ahh … la gente che conosco, P.C., el el … la T. e G.O. e i fratelli tutti anca i … D. (elenca i trentini tutt'ora presenti a San Nicolás) perché eran tutti della Scac …
R: e come li ha conosciuti? Perché lei ha un'età inferiore …
I: si si li ho conosciuti per mio padre
R: perché suo padre lavorava alla Scac
I: chiaro sono tutti conosciuti.


Ci racconta G.O. delle gite familiari domenicali sulle isole del rio Paranà, su cui si affaccia il paese di San Nicolás:

Ah i trentini anche eravamo molto uniti con i trentini eh? La Scac aveva un camion, uno dei compagni di mio papà guidava il camion e facevamo belle gita all'isola, anche era una forma di intrattenerci le domeniche, andavamo in camion fino alla, giù sulla riva del Paranà, e poi prendevamo una nave, che una volta si chiamava Italia, andavamo all'isola lì si mangiava si passava il giorno, pescavano, poi si tornava. tutto lo facevamo in forma semplice eh?

Abbiamo visto che nel caso nicolegno mancarono quelle caratteristiche distintive del lavoro migrante, quali la spinta all'imprenditorialità e la forte motivazione psicologica. Ma la situazione particolare venutasi a creare grazie a quella che potremmo chiamare "dinamica Scac", favorita sicuramente dalle dimensioni ridotte del paese che permettevano una vicinanza fisica tra i diversi soggetti, anche quando questi si spostarono dagli alloggi comuni per andare a vivere in un'abitazione propria, permise il rapido sviluppo di legami comunitari tra i trentini emigrati. Vedremo nel prossimo capitolo come la creazione di un circolo trentino a San Nicolás fu la conseguenza dell'instaurarsi di tali legami e non una delle cause, come lo fu invece nel caso bonaerense.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Dal Trentino all'Argentina. Racconti di vite emigrate

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Informazioni tesi

  Autore: Veronica Pancheri
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Trento
  Facoltà: Sociologia
  Corso: Sociologia
  Relatore: Emanulea Bozzini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 136

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