Il paradosso cinese
Il Grande balzo in avanti: l’alternativa cinese
Con il Grande balzo in avanti si cercò di perseguire un obiettivo di sviluppo accelerato secondo una via diversa da quella sovietica. Per aumentare la produzione si ricorse alla collettivizzazione e al decentramento dell’iniziativa. Fu il periodo delle Comuni.
A determinare la scelta di imboccare questa strada furono due ragioni: la prima fu la divisione che si andava delineando all’interno del gruppo dirigente del partito fra maoisti e tecnocrati; la seconda è che, malgrado i successi conseguiti all’inizio dell’industrializzazione, i progressi apparivano ancora terribilmente lenti in relazione alle necessità della trasformazione.
Il Grande balzo in avanti fu concepito come un’accumulazione accelerata, spremendo risorse dalle campagne, cercando però di evitare le violenze verificatesi nelle campagne dell’URSS dei piani quinquennali, e sfruttando al massimo l’unica risorsa disponibile su vasta scala: il lavoro. Le risorse formatesi venivano riutilizzate localmente per la costruzione di un’industria che soddisfacesse le esigenze di una popolazione che rimaneva legata in prevalenza alle campagne. La gestione collettiva della terra avrebbe dovuto consentire un risparmio di forza lavoro, da convogliare nell’industria locale e nella dotazione di infrastrutture ai villaggi; l’autarchia venne trasferita al livello locale. La collettivizzazione dei consumi avrebbe anch’essa dovuto liberare energie: le mense collettive rendevano disponibili gli addetti ai servizi domestici, soprattutto le donne. Alla base vi era una grande campagna ideologica, per cui, a parole, la differenza con i metodi staliniani avrebbe dovuto essere palese. Lì violenza amministrativa, in Cina trionfo della coscienza e realizzazione attraverso il consenso.
Il 31 luglio 1955 Mao proclamò la collettivizzazione, invertendo completamente il precedente orientamento. L’obiettivo era la trasformazione in quindici anni di tutta l’agricoltura cinese dalla piccola impresa familiare con bestiame da lavoro, in un’agricoltura meccanizzata su vasta scala e trasformata da grandi opere di bonifica: un obiettivo del tutto irrealistico. Nella cooperativa, la terra, il bestiame e gli strumenti da lavoro restavano di proprietà individuale, ma venivano impiegati collettivamente: ogni membro riceveva un compenso per il lavoro e uno per i capitali messi a disposizione. Ai singoli venivano lasciati una piccolissima estensione di terra, gli animali da cortile e piccoli attrezzi da lavoro. La direzione del collettivo pagava le tasse, finanziava il fondo di investimenti, e divideva il resto tra i soci secondo i giorni lavorativi prestati.
L’unità di base, la brigata, era da 20 a 30 famiglie. Questi unità vennero riorganizzate in Comuni, molto più grandi, ciascuna in media della dimensione di 5000 famiglie, cioè di molti villaggi assieme, spesso senza alcun rapporto con le condizioni geografiche. La Comune era organizzata su tre livelli: la direzione, la brigata e la squadra di produzione. La Comune era l’unità di base dove convergevano tutte le attività economiche – agricoltura, industria, commercio – con l’educazione e la milizia territoriale. La vita individuale gradualmente spariva, e nella vita collettiva imperava il potere dei dirigenti locali.
I tentativi di produzione industriale furono intensamente promossi, senza tener conto della produttività, impiegando grandi risorse umane per produrre assai poco e quindi creando tensioni nell’occupazione. Si costituì un gran numero di acciaierie da cortile, piccoli impianti in cui si produceva acciaio con i metodi di due secoli prima. Eppure qualcuno calcola che fino a 60 milioni di persone furono impiegate in queste cosiddette acciaierie.
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Informazioni tesi
Autore: | Fabio Costantino |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Libera Univ. Internaz. di Studi Soc. G.Carli-(LUISS) di Roma |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Luciano Luigi Pellicani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 71 |
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