Dal Turismo all'Immigrazione: la Comunità inglese a Napoli

Tra il 1500 e il 1800 si diffuse la moda del Grand Tour: un viaggio erudito e di formazione inserito nel percorso di studio dei giovani rampolli britannici.
Il viaggio, che permetteva di visitare i centri culturali e politici principali d’Europa, rappresentava un’impresa fondamentale per la crescita, anche a causa della separazione geografica della Gran Bretagna dal resto del continente. Gli studenti erano affiancati da un maresciallo di viaggio, un precettore, un tutore, domestici e cocchieri; i tutori avevano il compito di allacciare i rapporti con i maestri nelle varie città e di guidarli nel loro apprendimento. Il giovane si presentava ai principi, perfezionava l’arte del cavalcare, della scherma e della danza. Il divertimento, al pari della formazione, rappresentava un aspetto importante del Tour.
Secondo la società anglosassone, il Grand Tour sottolineava la superiorità di un paese in cui gli studenti venivano istruiti per diventare “cittadini del mondo”. Il viaggio durava dai 3 ai 4 anni, poiché il giovane doveva acquisire le conoscenze principali delle varie discipline artistiche e imparare la lingua dei nuovi paesi.
E’ evidente, quindi, che il turismo moderno sia nato con gli inglesi. Ma cosa ha spinto questo popolo a spostarsi? Per quanto riguarda il Grand Tour, i motivi sono stati prima di tutto economici.
Nella società inglese del Cinquecento, esisteva una suddivisione in strati sociali e gli individui dovevano seguire codici di comportamento trasmessi dalle istituzioni o dalla stessa classe. In questo modo potevano acquisire una certa posizione in patria e nel loro ambiente.
Il desiderio del viaggio derivava anche dalla diffusione della logica dell’induzione di Francesco Bacone, che considerava il sapere come qualcosa che nasce dall’osservazione dei fenomeni naturali. Il viaggio, quindi, serviva per acquisire conoscenze sul mondo.