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La relazione d'aiuto nel gioco d'azzardo patologico: un progetto di ricerca

Il gioco d’azzardo patologico

Quando l’aspetto giocoso diventa secondario rispetto all’impulso di giocare, compare la necessità del rischio ad ogni costo e si ritenta la fortuna nonostante le grosse perdite il giocatore sociale si tramuta in giocatore d’azzardo patologico. Questa condotta può essere paragonata ad altre forme di dipendenza quali l’alcolismo e la tossicodipendenza. Il gioco d’azzardo, secondo Callois, è un modo per “controllare l’incontrollabile”. Questo senso di onnipotenza cela una necessità di evasione dalla realtà insoddisfacente. Il raggiungimento di una meta come una vincita, fa crescere un senso di appagamento, un’emozione gratificante. L’interessato, rafforzato da quello che lui reputa una grande vincita, inizia a modificare il suo atteggiamento nei confronti del gioco. Il giocare diventa un’ossessione, aumenta il tempo dedicato al gioco, aumenta il denaro giocato e la vittima sfida la fortuna sicura che quella sarà la volta buona. Quando il denaro a disposizione viene perso, cresce un senso di angoscia, irrequietezza e rabbia. Il giocatore aumenta la posta in gioco nella speranza di risanare i suoi debiti e di mantenere alto il suo livello di gratificazione non considerando le problematiche sociali e individuali a cui andrà incontro. Custer in un suo articolo “Profile of the Pathological Gambler” afferma che l’evoluzione del gioco avviene attraverso degli stadi. Lo “stadio discendente”( rapporto idilliaco con il gioco) a cui fanno capo:
- la fase vincente: il giocatore prova gratificazione nel gioco, aumenta il tempo dedicato al giocare, di solito le vincite sono più delle perdite, il giocatore si sente abile e appagato;
- la fase perdente: grosse perdite al gioco, richiesta di prestiti, non riconosce il problema mente ai familiari/conoscenti. Il giocatore si isola e spende più tempo e denaro al gioco;
- la fase della disperazione: totale perdita del controllo sul gioco. Il giocatore pur di giocare commetterebbe anche azioni illegali;
- la perdita della speranza: il giocatore può tentare il suicidio, abuso di alcol o altre sostanze psicoattive, allontanamento dagli affetti, sofferenza.

Lo “stadio della risalita” a cui fanno capo:
- la fase critica: il giocatore chiede aiuto per risolvere i suoi problemi. E’ in questa fase che vi è richiesta di una presa in carico nei servizi specialistici per iniziare un trattamento che lo aiuti a smettere di giocare;
- la fase di ricostruzione: riavvicinamento agli affetti, ripresa del lavoro, estinzione dei debiti;
- la fase della crescita: riflessione e cambiamento verso altri stili di vita, diminuisce il pensiero al gioco, aumento attaccamento alla famiglia. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

La relazione d'aiuto nel gioco d'azzardo patologico: un progetto di ricerca

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandra Ramera
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Brescia
  Facoltà: Medicina e Chirurgia
  Corso: Scienze Infermieristiche ed Ostetriche
  Relatore: Carlo Cristini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 84

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Parole chiave

ricerca
infermiere
relazione d'aiuto
follow up
giocatore
studio-pilota
gioca d'azzardo patologico
counselling infermieristico
cognitivo - comportamentale

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