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Tra ideologia e consumo - il fascismo e il cinema dei telefoni bianchi

Il genere dei telefoni bianchi: un mondo roseo per il fascismo

Il fascismo dedicava molto impegno alla propria autorappresentazione che doveva risultare sempre positiva; delineava un mondo senza problemi, grazie al controllo dei mezzi di comunicazione di massa, ai quali faceva limitare fortemente le notizie di cronaca nera: "« ...D'ordine S.E. Capo Governo prego LL. EE. Volere officiare direzioni giornali perché episodi cronaca nera in genere non vengano drammatizzati et comunque esibiti pubblico lettori con titoli vistosi a più colonne. É un mal costume giornalistico che deve assolutamente cessare poiché turba gli spiriti...» (Ai prefetti del regno, firmato il capo dell'Ufficio-stampa Giovanni Capasso Torre, 1 marzo 1927).

La serenità e la tranquillità dei cittadini era una delle preoccupazioni del regime che voleva far credere loro di vivere in un paese immune da delinquenza e malcostumi. A tale scopo nel "1933 una circolare telegrafica limitava drasticamente a 30 righe lo spazio consentito per ogni singolo fatto di cronaca nera o giudiziaria […] fu spedito a tutti i giornali un elenco dei reati ai quali doveva essere data la minima pubblicità: [...] reati di devastazione, di saccheggio e di pubblica intimidazione, reati di comune pericolo mediante violenza […], reati contro il pudore (atti e oggetti osceni, pubblicazioni e spettacoli osceni) e contro l'onore sessuale (istigazione, favoreggiamento o costrizione alla prostituzione, sfruttamento di prostitute, tratte di donne e di minori), reati di sangue [...]" Mentre dai contenuti venivano eliminati i fatti di cronaca nera, veniva controllato anche il linguaggio giornalistico: "Furono vietati tutti gli aggettivi «altisonanti» e «sensazionali», del tipo: spaventoso, delirante, mirabile, ecc." (M. Cesari, “La censura nel periodo fascista").

Gli italiani dovevano avere la percezione di una società in perfetto equilibrio e concordia. Il direttore dell'Ufficio stampa Galeazzo Ciano “fissò in pochi e precisi punti le regole a cui dovevano attenersi i giornalisti: «[…] improntare il giornale a ottimismo fiducia e sicurezza nell'avvenire. Eliminare le notizie allarmistiche e deprimenti […] Bisogna finirla con gli articoli sulla vecchia Italia misera, divisa, discorde... »” (M. Cesari, “La censura nel periodo fascista"). Il dissenso non poteva esistere in un paese dove i cittadini erano tenuti a “credere” e “obbedire” e quindi venne eliminata anche la sua rappresentazione dai mezzi di comunicazione di massa.
[...]
Un altro tipo di mondo roseo inventato veniva raccontato al cinema dai film dei telefoni bianchi i quali, senza in alcun modo fare riferimento alla realtà sociale e politica dell'Italia fascista, narravano storie di serenità e felicità. La loro impostazione ottimista non poteva che essere gradita al regime, ma tuttavia i messaggi che mandavano questi film non erano completamente consoni ai valori fascisti, soprattutto per l'affermazione del diritto alla felicità in contrasto con il dovere del sacrificio per la Patria, promosso dall'ideologia fascista. I film affermavano con forza i valori dell'individualismo, attori e attrici famosi interpretavano uomini e donne alla ricerca della felicità.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Tra ideologia e consumo - il fascismo e il cinema dei telefoni bianchi

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Informazioni tesi

  Autore: Gergana Milkova Angelova
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Rappresentazione audiovisiva e multimediale
  Relatore: Giovanni De Luna
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 221

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