Rapporti interordinamentali e controlimiti
Il futuro dei controlimiti
Oggi, dopo l’entrata in vigore – pur se travagliata – del Trattato di Lisbona e il riferimento al suo interno alla Carta di Nizza, si discute sul destino dei controlimiti.
Una parte della dottrina sostiene che occorrerebbe abbandonare una teoria ormai desueta da tempo (o meglio, mai utilizzata nella pratica); altri ritengono, invece, che sia proprio questo il momento in cui potrebbero emergere conflitti costituzionali tra Stati membri e Unione europea, rendendosi necessaria la salvaguardia dell’identità costituzionale nazionale.
Secondo altra dottrina, al contrario, l’emanazione in particolare della Carta di Nizza rappresenta un elemento di crisi per la teoria dei controlimiti: l’approvazione formale di una Carta, volta a tutelare i diritti in ambito comunitario dimostrerebbe che l’Unione europea non è più poco sensibile alle problematiche relative ai diritti, facendo venir meno l’ipotesi di contrasto con i principi fondamentali nazionali.
Ad abundantiam, proprio il catalogo della Carta appare lo strumento interpretativo ideale in riferimento al richiamo generale ai diritti dell’uomo, alle libertà fondamentali e alle tradizioni costituzionali comuni dell’art. 6 del Trattato sull’Unione europea (nella sua versione consolidata).
In un’ottica di massima garanzia dei diritti della persona, gli autori prospettano una diversa lettura dei controlimiti.
L’art. 53 della Carta di Nizza sancisce che «nessuna disposizione della presente Carta deve essere interpretata come limitativa o lesiva dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali riconosciuti, nel rispettivo ambito di applicazione, dal diritto dell’Unione, dal diritto internazionale, dalle convenzioni internazionali delle quali l’Unione, la Comunità o tutti gli Stati membri sono parti contraenti, in particolare la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e della libertà fondamentali, a dalle Costituzioni degli Stati membri».
Assicurando l’operatività dei maggiori livelli di protezione dei diritti previsti dalle Costituzioni degli Stati membri, tale norma potrebbe avere come conseguenza l’applicazione della disposizione nazionale, disapplicando la norma comunitaria, laddove una maggiore protezione sia garantita dalla Costituzione italiana. Le Corti nazionali non dovrebbero operare alcuna forma di “ribellione” in caso di violazione di quei diritti, ma potrebbero far valere i menzionati principi per invocare una deroga alle regole comuni ed imporre il rispetto della più elevata tutela assicurata dal rispettivo ordinamento.
In conclusione, l’art. 53 della Carta si presenterebbe come «la clausola di legittimazione della dottrina dei controlimiti», ricostruiti in chiave dinamica, vale a dire come «momenti di raccordo finalizzati a garantire il massimo di tutela ai diritti».
Questo brano è tratto dalla tesi:
Rapporti interordinamentali e controlimiti
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Informazioni tesi
Autore: | Valeria Salmaso |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Messina |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Antonio Ruggeri |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 177 |
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