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La contraffazione per equivalenti del brevetto per invenzione

Il fondamento giuseconomico della teoria degli equivalenti

Il fondamento giuridico della teoria degli equivalenti è abbastanza incerto. In un sistema nel quale i limiti della protezione sono determinati dalle rivendicazioni, diventa difficile giustificare una interpretazione del brevetto che vada oltre le rivendicazioni. Essa sembra mettere in discussione proprio il principio di attribuire valore esclusivo alle rivendicazioni, e pare far rivivere in qualche modo il vecchio concetto dell’idea generale dell’invenzione (che consentirebbe di applicare i limiti brevettuali a ogni atto di contraffazione che riproduca l’idea inventiva nei suoi elementi “essenziali e caratteristici”).
Se dunque la teoria degli equivalenti dovesse trascurare il ruolo delle rivendicazioni, essa porterebbe ad una interpretazione illegittima. E ciò avverrebbe anche se essa, partendo dalle rivendicazioni, ampliasse i confini della tutela brevettuale.
Per quanto riguarda il fondamento economico, il fattore più importante della crescita economica è l’innovazione tecnologica, ovvero la “combinazione di invenzione e investimento”. In questa prospettiva, la regola della portata del brevetto definita dalle rivendicazioni assume essenzialmente un interesse pubblico: quella esigenza dei terzi a non vedersi creare dei limiti allo svolgimento dell’attività economica. Ma non è nemmeno conveniente consentire al terzo di imitare l’invenzione altrui sfruttando l’idea dell’inventore, con l’aggiunta di variazioni non sostanziali. In questo modo il contraffattore si troverebbe in una posizione di grande vantaggio rispetto all’inventore, avendo agito in un tempo più breve e a spese minori. In questo modo l’interesse immediato del consumatore viene sicuramente stimolato dal minore prezzo di un prodotto identico, ma l’interesse generale nello stesso tempo viene danneggiato, perché ad un certo punto gli inventori non realizzerebbero più innovazioni. Pertanto è conforme all’interesse pubblico rendere più difficile l’imitazione dei prodotti brevettati con sostituti che sono troppo vicini.
A questo riguardo bisogna anche considerare le diverse prospettive della dottrina sull’argomento. Un primo approccio è quello classico, di matrice shumpeteriana, pone l’accento sulla rilevanza degli investimenti umani e finanziari, necessari per lo sviluppo e la successiva commercializzazione del trovato. In queste condizioni, l’incentivo (consistente nell’assegnazione della tutela brevettuale all’invenzione) andrebbe concesso all’impresa che introduce per prima l’invenzione, sul presupposto che questa, occupando a questo punto una posizione privilegiata nel processo inventivo, si caratterizzi per una migliore capacità di gestione dell’evoluzione del trovato.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La contraffazione per equivalenti del brevetto per invenzione

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Informazioni tesi

  Autore: Sofia Parodi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Operatore giuridico d'impresa
  Relatore: Andrea Ottolia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 101

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