Ricerche sul fisco
Il fisco nell’epoca classica
Col termine fiscus venivano originariamente designati recipienti di vimini, poi più specificamente recipienti per contenere monete e in particolare quelli in cui veniva custodito il denaro pubblico; a partire dal Principato si trova utilizzato in senso tecnico a indicare la cassa pubblica facente capo all’imperatore, istituita da Augusto, distinta dalla cassa dello stato, l’erario.
Solo successivamente per fisco si intende il complesso delle norme e degli apparati preposti al reperimento delle pubbliche entrate.
In epoca classica una preziosa fonte si rinviene nella Grecia arcaica, dove una qualche primordiale conoscenza del suo sistema fiscale è dato dalle tavolette micenee che, registrando le entrate giornaliere in natura, costituivano una forma di bilancio del palazzo reale; questo se ne serviva per assolvere i compiti principali d’ordine militare e amministrativo.
Il sistema fiscale meglio conosciuto nell’età classica è quello ateniese. Le spese pubbliche di Atene erano maggiori rispetto a quelle di altre città, perché comprendevano, oltre alle spese per l’esercito, anche quelle per il mantenimento dell’apparato burocratico: infatti i cittadini ateniesi che svolgevano funzioni pubbliche erano remunerati.
Caratteristica era l’assenza di tributi personali dei cittadini; le imposte personali venivano corrisposte solo dagli estranei (meteci) e da categorie considerate inferiori come le prostitute, anche se talune contribuzioni (in origine volontarie) a carico dei cittadini, come le liturgie, divennero ben presto obbligatorie: tali prestazioni (organizzazione di giochi, allestimento di una nave, etc.) erano però richieste ai cittadini più abbienti in cambio di un maggiore peso politico.
Gran parte delle entrate era costituita da imposte indirette (dazi portuali, esazione ad valorem alle porte delle città, tassa sulla circolazione delle merci e sulle vendite all’asta). In caso di guerra si ricorreva a una tassa straordinaria ma molto impegnativa, l’eisphorà , che gravava su qualsiasi tipo di proprietà.
Altra caratteristica del sistema ateniese era il ricorso all’appalto per l’esazione di tutti i tributi, a eccezione dell’eisphorà. Particolare era la situazione di Sparta in cui due classi, gli iloti e i perieci, con i loro contributi mantenevano il ceto privilegiato, costituito dagli spartiati, proprietari delle terre coltivate dai primi.
Un sistema più raffinato era quello dell’Egitto dei Tolomei, in cui tutta la terra era soggetta a tassazione: venivano colpiti sia i prodotti sia il trasferimento di proprietà. Tipico del sistema doganale era l’elevatezza dei dazi (dal 20 al 50 per cento).
L’aspetto essenziale del sistema fiscale tolemaico era però costituito dai monopoli, comprendenti le più varie categorie di attività economiche, dalle banche alla produzione e al commercio dell’olio, del sale, dei profumi, dei papiri. In tali settori, tutto il processo produttivo e distributivo era soggetto a un controllo rigorosissimo che veniva esercitato talora direttamente da funzionari statali, talora da appaltatori.
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Informazioni tesi
Autore: | Massimo Savatteri |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Catanzaro Magna Grecia |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Antonietta Di Mauro Todini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 126 |
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