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L'irripetibilità dell'atto tra fonti europee, Costituzione e prassi giudiziaria

Il fascicolo per il dibattimento: leggibilità “congenita” o “aprioristica”

Terminata la fase dell’udienza preliminare ed emesso il decreto che dispone il giudizio, ai sensi dell’art. 429 c. p. p., il giudice provvede alla redazione del fascicolo dibattimentale, nel contraddittorio tra le parti, ai sensi dell’art. 431 c. p. p. Tale disposizione nasce per l’esigenza di assicurare, da un lato, che la composizione del fascicolo avvenga con l’accordo delle parti, soprattutto con riferimento al materiale probatorio, contenuto nel fascicolo del p.m. e nella documentazione delle indagini investigative dei difensori, e dall’altro, che sia garantita una maggiore celerità nella fase dibattimentale, propriamente detta.

Attraverso tale norma si permette l’acquisizione al dibattimento di una serie di atti compiuti nelle fasi precedenti. Per ciò che qui interessa, conviene porre l’attenzione soprattutto su quelli la cui impossibilità di ripetizione è “congenita” e dovuta a ragioni tecniche, legate alla natura dell’atto stesso, quali ad esempio le rilevazioni urgenti su luoghi, cose o persone, le intercettazioni, ed ogni genere di “atto a sorpresa”, in relazione al quale la non reiterabilità è strettamente legata all’indifferibilità dell’assunzione, poiché il compimento in un momento successivo svuoterebbe di significato la loro stessa funzione. Si tratta anche di atti, riguardo ai quali c’è un’alta probabilità di modificazione della precedente condizione.

Lo è ad esempio il prelievo di tracce ematiche o biologiche, in una quantità sufficiente da garantire l’analisi dei campioni. Una ripetizione dell’esame potrebbe avvenire in sede processuale, tuttavia, in tale contesto, non potrebbe esserle attribuita alcuna rilevanza giuridica, a causa dell’inidoneità per così dire “quantitativa” del campione biologico rinvenuto. Si tratta, per queste ragioni, di un’ipotesi tale da implicare l’impossibilità di ripetizione durante la fase processuale. Non sembra discutibile che possano essere annoverati tra i suddetti atti anche i risultati dell’esame autoptico, poiché hanno ad oggetto “accertamenti tecnici riguardanti persona soggetta a modificazione”. Altrettanto indubbia è la natura di atto originariamente irripetibile degli accertamenti tecnici espressamente denominati “non ripetibili” dall’art. 360 c. p. p., per il compimento dei quali, infatti, può essere formulata richiesta di incidente probatorio.

Come già accennato, si tratta di un’irripetibilità “congenita” o “aprioristica” che è propria dell’atto, e sussiste in re ipsa, e tale elemento permette di compiere un’analisi differenziale rispetto a quella “sopravvenuta”. A differenza di quest’ultima, quella “congenita” non deve fregiarsi del requisito dell’imprevedibilità, proprio perché le cause che sono alla base della mancata possibilità di reiterazione dipendono da ragioni di carattere tecnico-scientifico, come tali obiettivamente prevedibili e prevenibili, ad esempio mediante la loro assunzione attraverso l’incidente probatorio.

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L'irripetibilità dell'atto tra fonti europee, Costituzione e prassi giudiziaria

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Informazioni tesi

  Autore: Mara Auriemma
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Alfredo  Gaito
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 174

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