Il delitto di inquinamento ambientale
Il dolo di inquinamento
Venendo a trattare dell’elemento soggettivo del delitto, pare doveroso innanzitutto notare come l’analisi di tale elemento sia sempre stata ritenuta piuttosto marginale nell’ambito dei reati ambientali poiché, avendo gli stessi natura contravvenzionale, risultava indifferente la distinzione tra dolo e colpa ai fini dell’imputazione soggettiva, rilevando solo riguardo alla commisurazione della pena;168 ad oggi, invece, è chiaro che con la genesi delle fattispecie delittuose ex art. 452-bis c.p. e seguenti per la cui configurazione è necessaria la presenza del dolo, l’attenzione sul tema della colpevolezza è cresciuta anche nel diritto penale ambientale.
Per quanto riguarda il delitto in questione l’elemento soggettivo del necessario per la configurabilità della fattispecie ex art. 452-bis è il dolo generico; esso risulta però piuttosto complesso in quanto non solo deve consistere nella rappresentazione e volizione di causare una compromissione o un deterioramento ambientale, ma si estende anche alla coscienza e volontà dell’abusività della condotta.
Oggetto del dolo è dunque innanzitutto l’evento di danno (compromissione o deterioramento) che sia significativo e misurabile; per quanto concerne tale profilo è chiaro che la vaghezza nella definizione dell’elemento oggettivo del reato, emersa nel corso delle pagine precedenti, si ripercuote inevitabilmente sul profilo soggettivo.
Per ritenere sussistente il dolo è necessario che lo stesso comprenda inoltre l’abusività della condotta; anche riguardo a tale elemento le difficoltà nell’attribuire all’avverbio un significato univoco sono già state esaminate (supra Cap. II, Sez. II, par. 2), ma occorre qui precisare che, qualunque sia l’interpretazione data allo stesso, chiunque non si rappresenti e voglia la condotta abusiva non ne risponde per dolo. Applicando l’accezione del lemma che pare riscontrare maggiori consensi si potrebbe considerare configurato il dolo qualora il soggetto attivo abbia consapevolezza e volontà di agire in contrasto con normative di settore (o comunque contra ius) oppure in difformità delle prescrizioni contenute nell’autorizzazione; l’agente che non fosse consapevole di inquinare abusivamente, invece, si rappresenterebbe una condotta neutra con conseguente assenza, almeno parziale, dell’elemento soggettivo del reato.
Ove però la mancata consapevolezza del carattere abusivo della condotta sia dovuta a negligenza, è chiaro che potrà integrarsi il delitto di "inquinamento colposo" ex art. 452-quinquies c.p. di cui si tratterà nel prossimo paragrafo.
Un’ultima considerazione è da riservare alla possibilità che l’elemento soggettivo del delitto in esame si configuri nella forma del dolo c.d. eventuale, ovvero rappresentandosi l’evento di inquinamento ambientale ma senza volerlo cagionare direttamente, bensì prevedendolo come possibile conseguenza delle proprie azioni ed accettando il rischio che si verifichi.
Considerate le notorie difficoltà nella delimitazione di tale categoria di dolo, soprattutto in relazione al concetto tangente di colpa cosciente, non si ritiene opportuno esaminare qui un tema tanto complesso, ma appare necessario precisare che essendo anche il mero dolo eventuale idoneo alla configurazione dell’elemento soggettivo del delitto in esame, l’accertamento dello stesso dovrà essere condotto in maniera particolarmente rigorosa, utilizzando i vari criteri enucleati dalle Sezioni Unite della Suprema Corte nella celebre sentenza Thyssen Krupp.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il delitto di inquinamento ambientale
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Informazioni tesi
Autore: | Giuseppe Colao |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2017-18 |
Università: | Università degli Studi di Parma |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Paolo Veneziani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 165 |
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