Lo statuto giuridico dell'embrione nella legge 40/2004

Come già spiegato, il percorso “normale”, disegnato dal legislatore, prevede un breve periodo di coltura in provetta (in vitro) dell’ embrione, fino a che il medico non ritenga opportuno effettuare il trasferimento. È questo il periodo nel corso del quale l’embrione può, da un lato essere crioconservato, nel rispetto dei limiti e delle restrizioni previste dall’articolo 14 della legge, e dall’altro essere sottoposto a sperimentazioni e manipolazioni, incontrando, qui, i limiti, le restrizioni e i divieti stabiliti dall’art. 13 della legge. Il primo comma dell’art 13 vieta qualsiasi sperimentazione sugli embrioni umani. Il secondo comma recita, però, la ricerca clinica e sperimentale su ciascun embrione umano è consentita a condizione che si perseguano finalità esclusivamente terapeutiche e diagnostiche ad essa collegate volte alla tute-la della salute e dello sviluppo dell’embrione stesso, e qualora non siano disponibili metodologie alternative. Gli embrioni prodotti possono risultare poco vitali o malati, ciò ostacolerebbe il loro effettivo sviluppo anche una volta trasferiti nell’utero della donna. Lo stesso secondo comma dell’art 13 consente che si effettuino tecniche volte alla tutela della salute dell’embrione, anche qualora ne comportino la manipolazione o addirittura l’alterazione del patrimonio genetico. Le cure sono decise dal medico che, però, dovrà tenere informate le coppie che abbiano fatto richiesta di essere informate circa lo stato di salute dell’embrione. Si tratta di un esplicito riconoscimento del diritto alla salute dell’embrione e del conseguente diritto/dovere del medico di curarlo; esso si ricava direttamente dal diritto alla vita e dal diritto al trasferimento nell’utero mater-no; va però rilevato che, nonostante la previsione legislativa, ad oggi non risulta che siano state introdotte terapie e tecniche volte alla cura dell’embrione.