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Effetti sullo sviluppo dell'abbandono in orfanotrofi della Romania

Il disturbo reattivo di attaccamento

La teoria dell’attaccamento rappresenta una pietra miliare nello studio delle disfunzionalità nelle relazioni di attaccamento, e le ricerche successive sono una prova dell’importanza che ha rivestito in passato e che continua a rappresentare tuttora. Un esempio sono gli studi sui disturbi dell’attaccamento a cui possono andare incontro bambini che sono costretti a vivere gli anni della prima infanzia in orfanotrofio. E’ interessante notare come, nonostante l’osservazione in diversi anni, a partire dallo stesso Bolwby, di bambini con disturbi dovuti all’assenza di una relazione significativa d’attaccamento, è solo nel 1980 che il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-III) inizia a parlare di un vero e proprio disturbo specifico dovuto a relazioni di attaccamento disturbate o assenti: il Disturbo Reattivo di Attaccamento (RAD).

Individuato da Brian S. Stafford e Charles. H. Zeanah nel 2004, viene definito come una relazione sociale visibile in diversi contesti, molto disturbata e inappropriata per lo sviluppo del bambino che ha inizio prima dei 5 anni di età e non può essere spiegata da autismo o da un ritardo evolutivo. Il RAD pare in molti casi, uno degli esiti di cure patogene come l’istituzionalizzazione, la trascuratezza emotiva e fisica e il continuo cambiamento della figura di attaccamento, in reazione alle quali le relazioni di attaccamento del bambino diventano fortemente pregiudicate.

Sono stati descritti due pattern clinici riscontrati nelle osservazioni: il pattern inibito/ emotivamente ritirato e il pattern disinibito/ socievole in modo indiscriminato. Nel primo caso, il bambino esibisce una forte chiusura emotiva e introversione, fallisce nello scambio sociale ed emotivo, non cerca conforto quando è angosciato; mostra comportamenti sociali inusuali quali inibizione, ipervigilanza e reazioni altamente ambivalenti. I classici comportamenti di attaccamento quali la ricerca e l’accettazione del conforto, la dimostrazione di attenzioni e la risposta ad esse, il servirsi dell’aiuto del caregiver e collaborare con lui, sono limitati o del tutto assenti. Questo sottotipo è stato riscontrato in bambini istituzionalizzati, ma anche in bambini abusati o semplicemente abbandonati (DSM-IV-TR 2004).

Nel secondo caso, il bambino dimostra una mancanza di selettività nella ricerca del conforto e del nutrimento, non dimostra il ritiro sociale nei confronti degli estranei (la circospezione con gli adulti non familiari in genere compare a sette mesi di età e rimane per molti anni). Bambini con questo pattern mostrano una varietà di deficit a livello di competenza sociale che dipende dalla lettura accurata degli indizi sociali e dalla comprensione dei confini, dei limiti nelle relazioni interpersonali. Anche questo sottotipo è stato trovato nei bambini in orfanotrofio, nei bambini maltrattati e in quelli adottati da istituti.
Il disturbo reattivo di attaccamento insorge come si è detto, conseguentemente ad una modalità di cura patologica nella prima infanzia. In particolare il DSM-IV-TR ha operazionalizzato i fattori causali del disturbo in: 1) disorganizzazione persistente dei bisogni emotivi primari del bambino, 2)disorganizzazione persistente dei bisogni fisiologici del bambino, 3)cambiamenti ripetuti del caregiver che impediscono l’instaurarsi di una relazione stabile d’attaccamento.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Effetti sullo sviluppo dell'abbandono in orfanotrofi della Romania

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Informazioni tesi

  Autore: Federica Lugani
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Angela Tagini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 31

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