Il Disegno Intelligente: conoscere, interpretare, trasformare - Percorsi e visioni nel centro storico di Maglie (LE)
Il disegno intelligente per la conoscenza
"La vera vista dell'architetto è il disegno". Così Franco Purini racchiude in una breve sentenza la forza concettuale e formale della rappresentazione. Il segno grafico, sia esso affidato alla mano sapiente del disegnatore o al software digitale, è forse l'unico tra gli strumenti a disposizione del progettista che gode di una capacità separatrice quasi chirurgica, capace di discernere l'apparente unitarietà dell'oggetto architettonico e di ricondurlo ad un insieme distinto di parti autonomamente formate, pensate però in vista di una loro ricongiunzione. Il segno grafico più che la fotografia seziona le parti, ne analizza il significato prendendole come a se stanti, e le riporta tramite un sistema di segni su un supporto bi o tridimensionale, rendendole ancora più visibili e vere. Il disegno si fa quindi intelligente nel momento in cui oltrepassa il livello della mera rappresentazione e diviene l'unica condizione possibile per la conoscenza della costituzione di un oggetto, sia esso reale o ideale. Si pensi a tal proposito ai fogli anatomici di Leonardo da Vinci: senza di essi non si sarebbe potuta conoscere la morfologia del corpo umano. Alla stessa stregua il disegno concretizza un codice di comprensione dei luoghi e delle architetture, consolida l'immagine architettonica ed urbana, archivia le conoscenze cui si è pervenuti classificando l'oggetto e le sue parti per meglio ordinare la
comprensione del mondo reale da parte del disegnatore, e infine pone relazioni tra l'oggetto e le sue matrici storiche e culturali. E' possibile giungere alla conoscenza di un oggetto tramite diversi livelli di approfondimento che mettano in luce aspetti differenti (strutturali, distributivi, figurativi, formali, cromatici) compiendo progressivamente delle operazioni di sintesi, che giungano alla semplificazione di una realtà complessa e multiforme quale quella architettonica ed urbana. Per fare ciò l'uomo deve attuare processi semplificativi che possano far emergere e poi comprendere le componenti di un fenomeno che ne danno senso compiuto. Scrive Alain Berthoz che "al contrario di quello che si potrebbe pensare semplificare non è semplice, perché richiede in particolare di inibire, di selezionare, di collegare, di immaginare", ovvero di attuare quei processi che sono tipici del disegno e delle attività mentali in genere. Processi che vadano a ritroso lungo la linea evoluzionistica di un fenomeno, e ne rintraccino quelle parti "semplesse" che ci siano di aiuto per riconoscere gli aspetti semplificati che portano alla nascita di un fenomeno reale, in modo da creare da questi un' infinita rete di modelli di interazione in grado di generare organismi complessi. Fondamentalmente l'operazione dell'uomo nel percorso di conoscenza di una realtà architettonica e non solo è quella utilizzare modelli di strutturazione e semplificazione, che permettono di ottimizzare i tempi e la trasmissione di un'informazione. Un processo, questo, che può attuarsi tanto nella sfera analogica quanto in quella digitale, e del quale avremo modo di discuterne meglio nel corso del presente lavoro di tesi. Per ora risulta utile analizzare l' evoluzione del disegno intelligente nelle ere pre e post-digitali. Il disegno è di per sé uno strumento di rappresentazione analogico, nel senso che stringe un forte legame con l' oggetto reale, divenendone quasi un simulacro. Questa è una delle peculiarità che contraddistingue la forma grafica da altre forme di previsione progettuale quali il cinema, la scrittura o la scultura. Il disegno ha la capacità di rappresentare con immediatezza e verosimiglianza oggetti reali ma anche completamente immaginari, che hanno però nella mente del disegnatore una morfologia del tutto similare a quella dell'opera da lui riportata su carta. L'immediatezza che caratterizza la rappresentazione grafica vacilla però quando si tratta di eseguire operazioni di modellazione, e in ciò viene in aiuto la tecnologia. Il computer è entrato ormai da più di trent'anni nel mondo del progetto di architettura, apportandovi non solo un'estrema facilità di calcolo ma anche la possibilità di rendere più agevole la classificazione degli elementi architettonici semplessi e l'elaborazione di modelli rappresentativi di realtà complesse. Esso inoltre proietta il progettista in un'ulteriore realtà: quella tridimensionale. Tale novità potrebbe essere paragonata all'eccezionale scoperta quattrocentesca della prospettiva; come quest'ultima il computer sembra aver inaugurato una nuova epoca della composizione architettonica, in cui la realtà virtuale "si dà così non già come ciò che può avvenire ma come l'immediatamente accaduto, come un presente accelerato", per citare Purini. Con la velocità di un click il progettista è in grado di attraversare virtualmente uno spazio da lui creato e modellato, simulacro dell'idea progettuale che egli ha in mente. Altro aspetto rilevante del disegno digitale è poi l'oggettività della rappresentazione, il cui livello di codificazione è elevato, che fornisce all'oggetto un ulteriore aspetto di credibilità, pur lasciando all'architetto la piena interpretazione soggettiva delle risorse offerte. Nonostante i molteplici vantaggi però sembra che nulla possa sostituire quella "scintilla" iniziale del processo ideativo che è lo schizzo, e che oggi più che mai si fa luogo dell'autografia dell'architettura e dell'architetto.
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Informazioni tesi
Autore: | Federica Raino |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Politecnico di Bari |
Facoltà: | Ingegneria |
Corso: | Ingegneria edile |
Relatore: | Anna Christiana Maiorano |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 75 |
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