La percezione dello sport da parte degli Europei e degli Italiani

Tra le attività che permettono all’individuo di sottrarsi alla monotonia dell’esistenza quotidiana, i giochi costituiscono per molti versi la forma più genuina di evasione. Come il sesso, la droga e gli alcolici, essi cancellano la consapevolezza della realtà quotidiana, senza tuttavia soffocarla ma portandola anzi a un livello di straordinaria intensità.
Il fascino del gioco sta tutto nella sua “futilità”: è un’attività artificiosa, che si costruisce arbitrariamente i propri ostacoli solo per sfidare i giocatori e superarli, priva di qualsiasi fine pratico o edificante. Il gioco perde rapidamente ogni attrattiva quando viene forzatamente convogliato al servizio dell’educazione, della formazione del carattere o del progresso sociale.
Diversamente dalle disparate patologie utilitariste del passato, la concezione dello sport oggi più diffusa ne sottolinea i benefici effetti per salute, forma fisica e di conseguenza benessere nazionale, considerato come la somme delle “risorse umane” della nazione.
Poiché l’industria moderna ha degradato a routine la maggior parte delle attività lavorative, i giochi assumono nella nostra società un’importanza particolare. Gli uomini cercano nel gioco le difficoltà e i problemi – sia di ordina intellettuale sia di ordine fisico – che non incontrano più nell’espletamento delle loro mansioni. La forte soggettività che oggi si riscontra nel mondo del lavoro, nell’ufficio più che nella fabbrica, spinge uomini e donne a dubitare della realtà del mondo esterno e a rinchiudersi. La gente quindi si rifugia nel gioco con uno slancio ben più intenso che in passato. Di conseguenza i giochi hanno assunto un’importanza che non trova precedenti neppure nell’antica Grecia, dove gran parte della vita sociale ruotava intorno alle competizioni atletiche. Gli sport, che appagano anche il trascurato bisogno di esercizio fisico – il bisogno di un rinnovato senso della fisicità della vita – sono diventati una passione non solo delle masse, ma anche di coloro che si presentano come élite intellettuale.