Il Financial Fair Play: implicazioni e prospettive del business calcistico europeo

Fino al 2012, la UEFA si è limitata semplicemente a svolgere un’attività di supervisione sui club, informando coloro i quali hanno dato vita a gestioni contrarie a tale normativa. A partire da tale anno, però, ha iniziato ad operare il Club Financial Control Body (CFCB), il cui obiettivo consiste nell’assicurare la corretta applicazione del Sistema di Licenze per Club UEFA e del regolamento del FFP. Nel caso di gestione non economicamente sostenibile, i club possono andare incontro a sanzioni/penalizzazioni.
I club vengono valutati su una base di rischio, che tiene conto di alcuni pilastri principali come l’assenza di debiti scaduti, il raggiungimento del punto di pareggio e il principio della continuità aziendale nel corso del tempo.
Le fasi di attuazioni del FFP, si dividono sostanzialmente in tre periodi, ciascuno dei quali è ripartito in trienni. La prima fase annovera gli esercizi 2012, 2013 e 2014, nei quali vengono analizzati i bilanci delle società. In tale ottica, il risultato complessivo aggregato non deve evidenziare perdite superiori a 45 milioni. In questo triennio è comunque possibile una tolleranza, definita deviazione accettabile, pari a 5 milioni di euro. Nella seconda fase, che comprende il triennio 2015, 2016, 2017, l’obiettivo è un graduale riequilibrio dei conti che porterà il contenimento delle perdite a 30 milioni –salvo la deviazione accettabile nei suddetti esercizi-. Infine, nella terza fase (2018) è prevista la regola del pareggio o Break Even Rule (cfr. fig. 10) in base alla quale i club devono operare con i propri mezzi. L’applicazione di tale regola –considerata principio elementare di sana amministrazione- condurrà ad un tendenziale pareggio tra entrate e uscite nel rispetto di taluni parametri dettati dalla normativa Uefa Club Monitoring, art.60. Ad ogni modo, il BEP non impedisce di avvalersi della possibilità di avere lo scarto accettabile di 5mln
Una parziale eccezione alla regola del pareggio è rappresentata da talune categorie di spesa, orientate a dare effettività alla dimensione sociale dello sport (coerentemente con l’art. 165 TFUE). Tali spese fanno riferimento soprattutto al miglioramento delle infrastrutture, alla formazione dei giovani ed a progetti sociali. In altri termini, si fa riferimento al carattere della qualità degli investimenti. Si tratta, invero, di voci che contribuiscono a dare veridicità al valore della sostenibilità di lungo periodo del calcio europeo sotto molteplici punti di vista. I costi rilevanti, invece, vengono contabilizzati dalla somma delle seguenti voci: salari e stipendi, costi operativi, ammortamento atleti a contratto, compravendita di atleti, minusvalenze prodotte dalla compravendita di questi ultimi. [...]