Rappresentazione della famiglia nella fiction
Il conflitto intergenerazionale, stereotipi e luoghi comuni
All’interno dei nuclei familiari rappresentati nelle fiction si susseguono dinamiche che intercorrono tra i vari componenti che rappresentano le diverse generazioni e culture, stabilendo così degli stereotipi di facile riconoscimento per il pubblico.
Come vedremo i seguito, lo sviluppo dei valori individualistici ha infatti ribaltato la concezione stessa del ruolo della famiglia, originariamente un’istituzione sacra al cui bene dei singoli membri dovevano votarsi e all’occorrenza sacrificarsi, successivamente una convivenza costituita in funzione del bene di ogni singolo membro.
Il processo di globalizzazione, che ha reso insostenibile la crisi fiscale dello Stato in molti paesi industrializzati, ha avuto ulteriori importanti conseguenze sulla struttura e le funzioni dei nuclei di convivenza.
In questo la fiction negli ultimi anni si è tenuta molto vicina alla realtà di rappresentare convivenze e famiglie nucleari, famiglie allargate e ricomposte, seguendo la profonda trasformazione della struttura e delle funzioni svolte dai nuclei di convivenza, che appaiono sempre meno istituzione e sempre più assumono i tratti instabili e adattivi del processo sociale.
Dal sito treccani, la definizione di stereotipo: «opinione precostituita su persone o gruppi, che prescinde dalla valutazione del singolo caso ed è frutto di un antecedente processo d’ipergeneralizzazione e ipersemplificazione, ovvero risultato di una falsa operazione deduttiva. Questo termine fu usato per la prima volta con questa accezione dal giornalista Lippman.
La maggior parte delle definizioni di sottolineano gli aspetti di ipersemplificazione e impermeabilità all’esperienza. Se valutati secondo i canoni della logica gli stereotipi si presentano, dunque, come strumenti di pensiero “pseudo-logici”. La cosiddetta erroneità o falsità degli stereotipi è stata analizzata sia con riferimento al processo che porta alla loro formazione (errori formali), sia con riferimento al loro contenuto (errori di fatto o osservazioni non conformi al vero).
Quando si parla di stereotipo in genere si fa riferimento agli s. sociali, ossia a credenze condivise da più persone (mentre gli stereotipi personali rappresentano le opinioni di un singolo individuo).
Gli stereotipi sociali o di gruppo sono stati definiti operativamente nei termini della proporzione di membri di un gruppo che sono d’accordo nell’attribuzione di “etichette” ai membri di un altro gruppo (eterostereotipo) o ai membri del proprio gruppo (autostereotipo). È dalla dinamica dei rapporti interpersonali che emerge più chiaramente la funzionalità degli stereotipi: risparmio di energia psichica, funzione d’integrazione dell’individuo nel gruppo, funzione egodifensiva».
Stereotipi e luoghi comuni comprendono una varietà di opinioni su gruppi sociali basate su etnia, sessualità, nazionalità, religione, politica e propensioni, ma anche professione, status sociale e ricchezza.
Diversi stereotipi esistono all'interno di grandi gruppi, e sono legati ai vari sottogruppi che esistono all'interno di questi.
Un luogo comune è un'opinione (non necessariamente “vera”) o un concetto la cui diffusione, ricorrenza o familiarità ne determinano l’ovvietà o l’immediata riconoscibilità.
Il termine deriva dalla locuzione latina locus communis, la piazza (il forum), dove le persone si incontravano e conversavano. [...]
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Rappresentazione della famiglia nella fiction
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Informazioni tesi
Autore: | Maria Grazia La Selva |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi del Molise |
Facoltà: | Scienze dell'Educazione |
Corso: | Scienze del servizio sociale |
Relatore: | Ivo Stefano Germano |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 79 |
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