Il disturbo ipersensibile della regolazione nella prima infanzia: un approfondimento
Il concetto di responsività parentale
Il concetto di responsività parentale nasce nell’ambito delle teoria dell’attaccamento, sviluppata dalla Ainsworth (1978), che ha premesso di mettere in risalto una correlazione abbastanza significativa tra la responsività della madre nei confronti del bambino, nel primo anno di vita, e il tipo di attaccamento che lega i due partecipanti alla relazione, misurato con la Strange Situation. E’ grazie allo studio della comunicazione emotiva tra il bambino e i suoi partner, che si è delineato il concetto di responsività, e più ampiamente quello di parenting, rimodulato più volte a seconda degli studi effettuati; all’inizio il termine privilegiava gli aspetti comportamentali, ovvero di risposta adeguata ai bisogni espressi dal bambino, piuttosto che quelli comunicativi ed emozionali, ma recentemente si è ricollegato all’originaria elaborazione fatta dalla Ainsworth.
Un contributo arriva anche dal lavoro di Haft e Slade (1999), che considerano la responsività come la capacità materna di condividere affetti negativi e positivi del proprio bambino e evidenziano, partendo da ciò, l’esistenza di una correlazione tra i Modelli Operativi Interni del caregiver riguardo l’attaccamento (resi noti attraverso l’Adult Attachment Interview) e la sua capacità di sintonizzarsi con il figlio, ipotizzando che questa capacità di sintonizzazione, funga da mediatore nella trasmissione dei modelli di attaccamento. Solo le madri classificate “sicure” secondo questo studio, sono adatte a rispondere in modo adeguato ai diversi stati emotivi esternalizzati dal proprio figlio, durante le sessioni di gioco libero previste dalla ricerca. Le madri “distanzianti” invece risultano essere incapaci di sintonizzarsi con le emozioni negative, non riuscendo ad accogliere le richieste di consolazione del proprio bambino, ma al contrario sono efficaci nel rispondere ad emozioni di tipo positivo. Dall’altro lato invece, le madri “preoccupate” dimostrano di essere in grado di rispondere a richieste di consolazione, ma incapaci di rispecchiare le richieste di autonomia dei propri figli. La responsività dunque, acquista qualità relazionali che caratterizzano la reciproca attività comunicativa espressa dalla diade madre-bambino; esistono però altri fattori in grado di influenzare la responsività materna, come quelli contestuali, tra cui ritroviamo il grado di coinvolgimento paterno nella relazione con la madre. Uno scarso coinvolgimento della figura maschile, determina a volte un aumento di scambi affettivi di tipo negativo, tra la madre e il bambino, provocando in quest’ultimo, modificazioni nei pattern di attaccamento, se ciò si verifica in un periodo precoce dello sviluppo infantile. Altri fattori influenti possono essere il contesto sociale e familiare in cui vive la diade, come gli asili, i servizi sociali, i nonni (…). Queste reti fungono da supporto soprattutto per madri a rischio, madri con problemi socio psicologici o appartenenti a classi di status inferiori, aiutandole nelle loro competenze parentali e nei rapporti di comunicazione affettiva.
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Il disturbo ipersensibile della regolazione nella prima infanzia: un approfondimento
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Informazioni tesi
Autore: | Marzia Leone |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Scienze e tecniche psicologiche |
Relatore: | Silvia Cimino |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 47 |
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