Il reddito imponibile e i guadagni derivanti dalle attività illecite
Il concetto di possesso
Un altro problema interessante è quello che riguarda il possesso. L’art. 1 del Tuir afferma che il presupposto dell’imposta sul reddito delle persone fisiche è il possesso di redditi in denaro o natura rientranti in una delle categorie indicate dall’art. 6. Quindi dice innanzitutto che il reddito deve essere “posseduto”.
Proprio intorno alla nozione di possesso, all’atto dell’emanazione del testo unico, si spesero molte discussioni. Innanzitutto alcuni ritenevano che parlando di possesso, e volendone individuare un significato pregnante, fosse necessario guardare ad altri ambiti dell’ordinamento. Nel diritto civile l’art. 1140 considera possesso il potere di fatto sulla cosa che si manifesta con atti o comportamenti del soggetto e quindi parlare di possesso vorrebbe dire in questo caso, riferirsi alla concreta disponibilità; nello specifico caso del reddito, il possesso si riferirebbe dunque alla concreta disponibilità della ricchezza.
A questo punto sorge però un problema rilevante. Non è infatti semplice stabilire con precisione il momento nel quale il soggetto entra in possesso della ricchezza, cioè il momento in cui ha la sua concreta disponibilità. Parlando di Irpef ci si deve sempre ricordare del fatto che questa è un’imposta globale che si riferisce ad un reddito complessivo del soggetto, costituito dalla somma dei vari redditi (da capitale, fondiari, ecc.); il che rende impossibile determinare un momento preciso in cui il soggetto abbia la disponibilità concreta di questa ricchezza.
Proprio per questa ragione altri sostenevano che “possesso” non fosse da intendere nel senso civilistico del termine, ma più propriamente alla stregua della semplice detenzione. Anche in questa ipotesi però, si riproponevano le difficoltà legate alla natura astratta del reddito complessivo, che difficilmente consentirebbe di individuare un momento preciso in cui il contribuente appunto lo possiede o al più lo detiene.
Ancora una volta, in riferimento al problema del possesso, risulta rilevante la questione della tassazione dei proventi derivanti da attività illecite. Ovviamente sulla opportunità si sottoporre ad imposizione tali proventi si aprì un importante dibattito dato che molti si opponevano a tale previsione.
Innanzitutto c’era chi sosteneva l’immoralità di una simile previsione. Si diceva infatti che il sottoporre ad imposizione questi redditi avrebbe in un certo senso dato loro un riconoscimento.
Questa impostazione non è corretta perché non si devono confondere il piano della morale con quello del diritto, e quello delle sanzioni con quello dei tributi.8 Ragionando nell’ottica tributaria infatti quello che importa è stabilire la capacità contributiva del soggetto.
Tornando però al problema del possesso, alcuni sostennero che la ricchezza dovesse essere posseduta stabilmente dal soggetto, cioè dovesse essere stabilmente a disposizione del soggetto che l’ha guadagnata. In sostanza quindi chi sosteneva l’inopportunità della imposizione dei proventi derivanti da attività illecite, affermava che questi, non essendo stabilmente a disposizione del soggetto, non fossero posseduti, e quindi non potessero essere assoggettati ad imposizione.
Si arrivava a questa conclusione partendo dall’assunto che i proventi derivanti da attività illecita fossero passibili di confisca. Il fatto quindi che fossero confiscabili, ne sottraeva la concreta disponibilità e non avendo la disponibilità, non c’era neppure il possesso e quindi l’inopportunità di assoggettarli ad imposizione.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il reddito imponibile e i guadagni derivanti dalle attività illecite
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Informazioni tesi
Autore: | Demis Bassan |
Tipo: | Tesi di Master |
Master in | Diritto tributario |
Anno: | 2010 |
Docente/Relatore: | Romeo Di Carlo |
Istituito da: | Università degli studi di Genova |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 28 |
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