There will be the american dream - il cinema di Paul Thomas Anderson
Il cinema indipendente contemporaneo alla ricerca di una felicità... postmoderna
Sharon Waxman, corrispondente del New York Times, ha affermato: "the young generation that emerged in the 1990s [...] were nothing if not self-consciious heirs to the mantle of directors such as Coppola, Bogdanovich, and Friedkin, along with Martin Scorsese, Steven Spielberg, Hal Ashby, Robert Altman, George Lucas and a long list of others".
Purtroppo la stagione della Hollywood Renaissance non durò molto e si rivelò limitata ad un determinato periodo di transizione (quello degli anni ’70) che svanì con il consolidamento del regime hollywoodiano incentrato sul blockbuster. Alcuni registi continuarono la loro opera “aspra”, “difficile” anche sotto l’egida degli studios ( Martin Scorsese), altri passarono alla televisione e al settore indipendente ( Altman).
Ma la nuova generazione ribelle, quella dei maverick directors ha un’identità propria? Cos’hanno in comune !lm come Being John Malkovich ( Essere John Malkovich, S. Jonze, 1999), American Beauty ( id, S. Mendes, 1999), Three Kings ( id, D.O. Russell, 1999), Magnolia ( id, P.T. Anderson, 1999), Fight Club ( id, D. Fincher, 1999) e Pulp Fiction ( id, Q. Tarantino, 1994)? Tutti i film appena citati e anche molti altri sono considerati film autoriali, film indipendenti, girati e ideati da registi indipendenti. A cosa si riferisce, però, il termine indipendente?
E di che tipo di indipendenza si tratta? Nel 1966, il critico cinematografico Andrew Sarris scriveva: «the Independent Cinema is in many respects a ! ction of the journalist’s imagination. What makes a !film independent? And independent of what? Hollywood? Commercialism? Plot? Production values? Entertainment? In short, how much independence can we bear?».
Da come è facile dedurre, il cinema indipendente non è una novità contemporanea e questa definizione non può essere attribuita solo ai film che a partire dagli anni ’80 hanno sconvolto il panorama cinematografico divenendo pietre miliari, dei cult indiscutibili. Il settore indipendente ha, infatti, una storia lunga che inizia dai produttori operanti all’ombra dell’Edison, della Vitagraph e della Biograph. Ma fino agli '60, l’indipendenza era di tipo commerciale e spesso era relazionata ad autori che lavoravano all’esterno dell’orbita
delle major (la United Artists, i film di serie B, la produzione di David O. Selznick).
Negli anni '60, qualcosa cambiò. Lionel Rogosin, John Cassavettes, Shirley Clarke, Jonas Mekas promettono di diventare i nuovi modelli di un cinema in rivolta 66 : nasce un tipo di cinematografia artistica, d’avanguardia che si concentra più sul personaggio e sulla sua interiorità che sull’azione. E’ questo tipo di cinematografia ( cinema come espressione personale dell’autore e rifiuto di ogni tipo di interferenza del produttore, del distributore o di qualsiasi tipo di investitore) che ha ispirato la New Hollywood.
Negli anni ’80, ’90 e 2000 si fece strada un ente di distribuzione indipendente che aveva come pubblico la generazione universitaria del baby boom , quella dei campus e che era stata fondata negli anni '60. Stiamo parlando della New Line Cinema di Robert Shaye che aveva iniziato la sua opera di distribuzione proprio nelle università con pellicole exploitation a basso costo. Stesso punto di partenza di un’altra società indipendente: la Miramax di Harvey e Bob Weinstein.
E sempre negli anni ’60 ha origine l’importante circuito festivaliero, base istituzionale e di prestigio per il cinema indipendente, rilevato poi dal Sundance Institute di Robert Redford, fondato nel 1981 per sostenere cineasti indie.
La manifestazione divenne il principale punto di riferimento nel calendario annuale del cinema indipendente americano. E’ il Sundance Film Festival. Secondo Michael Newman, il cinema indie, infatti, è il "cinema of the Sundance-Miramax era" e i !film di “questa era” non possono essere inseriti nel filone mainstream. Ma quindi, indipendente significa «fuori dal sistema produttivo di Hollywood»?
Questo brano è tratto dalla tesi:
There will be the american dream - il cinema di Paul Thomas Anderson
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Informazioni tesi
Autore: | Francesca Addonizio |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi Roma Tre |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Scienze e tecnologie delle arti figurative, musica, spettacolo e moda |
Relatore: | Christian Uva |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 95 |
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