L'evoluzione dell'italiano contemporaneo in dieci traduzioni novecentesche del Don Chisciotte

Come si è visto nel capitolo sulla morfologia, nel Novecento, per le relative, c’è la tendenza a preferire che a il quale.
Gli storici della lingua, però, hanno visto un allargamento dell’uso del che con il cosiddetto «che polivalente».
Per la classificazione del che polivalente il mio riferimento è SABATINI (1985: 164) che classifica le quattro tipologie di che che hanno avuto maggior diffusione nell’italiano dell’uso medio contemporaneo. Esse sono il che con valore temporale (equivalente a nel momento in cui), il che che congiunge le due parti di una frase scissa, il che che sostituisce una congiunzione finale, causale… e quello con funzione soggetto o oggetto «contraddetta da una successiva forma pronominale che ha la funzione di complemento indiretto».
Del primo caso un esempio è tratto dal capitolo Bodini al capitolo 2 e lo trovò che le donzelle […] gli stavano togliendo […].
Non riportiamo esempi di che che collega una frase scissa ma un che scisso, in Bodini al capitolo 43: lo lascio […]che ci tengo più a un piccolo.
Di più sono i casi di subordinate introdotte da un che generico. E così, le causali in Bodini al cap. 42: il duca disse a Sancio di vestirsi per andare a diventar governatore, che i suoi isolani lo aspettavano; e al cap. 45, possa portare avanti la storia del governo […], che senza te mi sento freddo, sfinito. E poi in Vian al capitolo 20: ciò che devi fare è stringere bene le cinghie e fermarti qui, che io tornerò presto, vivo o morto, e al capitolo 22: e vada con Dio, che ci sta seccando.