La risoluzione del contratto e la caparra confirmatoria alla luce delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione 2009 n. 553

In primo grado gli Attori in qualità di promissari acquirenti di un immobile citano in giudizio i promissari venditori dello stesso.
Alla base dell’atto di citazione affermano di aver corrisposto ai convenuti, contestualmente alla stipula del preliminare di vendita: in un primo tempo una certa somma a titolo di caparra confirmatoria; successivamente, un ulteriore acconto sul prezzo residuo; inoltre sottolineano di essersi obbligati a pagare il totale prezzo entro una certa data; infine, di avere, consegnato ai promittenti venditori, a garanzia di tale adempimento, in luogo del denaro, alcuni effetti cambiari.
In conclusione chiedono la risoluzione del preliminare per inadempimento delle controparti - che non avevano accettato i titoli cambiari in locum pecuniae - e la loro condanna alla restituzione della complessiva somma versata.

I convenuti nel costituirsi in giudizio dinnanzi al Tribunale di primo grado chiedono il rigetto della domanda risolutoria/risarcitoria e in via riconvenzionale la risoluzione per inadempimento del preliminare con ritenzione della caparra e risarcimento del danno: inadempimento dovuto al fatto che gli attori non si erano presentati davanti al notaio per la stipula del contratto definitivo.
Il giudice di primo grado respinge la domanda principale e, in parziale accoglimento di quella riconvenzionale, dichiara risolto il preliminare per inadempimento degli attori, condannando peraltro i convenuti in riconvenzione alla restituzione della somma ricevuta a titolo di caparra, per mancata prova del danno lamentato.

La sentenza viene impugnata da entrambe le parti. In Appello i promissari acquirenti chiedono il riconoscimento e la corresponsione degli interessi sulla somma versata a titolo di caparra; i promittenti venditori invocano per la prima volta nel giudizio di secondo grado, la facoltà di recedere dal contratto, come riconosciuta dall’art. 1385 c.c., con conseguente ritenzione della caparra: sostituendo così alla domanda riconvenzionale di risoluzione per inadempimento e di risarcimento del danno quella di recesso dal contratto con ritenzione della caparra.
La Corte d’Appello condanna i promettenti venditori a corrispondere gli interessi legali sulla somma data a titolo di caparra e di restituire quanto ricevuto a titolo di acconto; concludendo, infine, che il motivo di appello con il quale i promittenti venditori deducono di voler sostituire alla iniziale domanda riconvenzionale di risoluzione contrattuale per inadempimento della controparte e di risarcimento dei danni quella di recesso dal contratto e di ritenzione della caparra non può trovare ingresso in sede di appello, attesone l’irredimibile carattere di novità.