Demografia e crescita economica. Evidenze empiriche e politiche pubbliche in Nigeria
Il capitale umano
La scoperta della centralità del capitale umano che ha dato impulso all’opera di Simon è dovuta ai teorici della crescita endogena che, a partire dal modello di Solow, ne hanno studiato aspetti e il ruolo svolto nei vari paesi nella determinazione dei livelli di crescita economica. Il capitale umano viene definito dall’OCSE come «la conoscenza, le skill, le competenze e gli attributi incorporati negli individui che facilitano la creazione di benessere sociale, personale ed economico» (OCSE, 2001).
Nel 1956, Solow in A contribution to the theory of economic growth sviluppa un modello che parte dall’assunto neoclassico che la crescita economica è garantita dalla flessibilità dei prezzi e dei salari dovuti all’esistenza di infinte tecniche produttive alternative. Il mutare del rapporto tra produttività dei fattori permette una perfetta sostituibilità tra capitale e lavoro che consentirà all’imprenditore di scegliere la combinazione di input in grado di consentire un risparmio di costi. Capitale e lavoro sono interdipendenti mentre il progresso tecnico è esogeno e rappresenta la modalità con la quale gli input si combinano tra di loro. Tale modello arriva alla conclusione che la crescita non dipende solamente dal tasso di crescita di fattori capitale e lavoro che sono accumulati: ad esempio, un aumento del saggio di risparmio produrrà solamente un aumento del livello dei redditi, provocando uno spostamento più in alto del punto di equilibrio dello stato stazionario. Affinché ci sia crescita economica sarà necessaria l’evoluzione di un fattore che Solow considera esogeno e, quindi, non dipendente dai fattori capitale e lavoro: il progresso tecnologico, definito residuo di Solow, al quale si deve attribuire la maggior parte della quota della crescita economica. Esso è influenzato dal capitale umano in quanto ad una maggiore istruzione consegue un aumento di produttività e, dunque, dei guadagni futuri (Schultz, 1961). Per Solow, tuttavia, la rapida crescita della popolazione influisce negativamente sulla crescita economica perché riduce sia il capitale per lavoratore sia la produzione stazionaria per lavoratore e, in tal modo, ritarda sia produttività che crescita.
Partendo dal modello di Solow, gli studiosi della Nuova Teoria della Crescita (NTC) considerano il progresso tecnologico come un fattore endogeno, ossia da determinare a partire dagli altri fattori che determinano la crescita economica. Tra essi troviamo alcuni esponenti della scuola di Chicago e cioè Schultz, Becher e Mincher che con le loro teorie gettano le basi dell’economia dell’istruzione. I principali contributi di questi autori sono, anzitutto, che bisogna guardare all’istruzione non come una spesa, ma come un investimento che dipende da una scelta razionale dell’individuo che la effettua in funzione al personale livello di capitale umano che intende raggiungere.
Becker, sottolineando il ruolo fondamentale svolto dalla formazione universitaria nella crescita non solo economica, ma anche sociale di un paese, attribuiva ai laureati maggiori benefici derivanti da stipendi più alti e, dunque, livelli di reddito maggiori rispetto a chi aveva un’istruzione inferiore. L’istruzione superiore, in particolare quella universitaria, non aveva solo una valenza economica, ma per Becker era importante anche per la forma mentis che essa imprimeva al soggetto. Un contributo empirico nella ricerca dell’importanza del capitale umano è fornito da Mincer che elabora un modello nel quale afferma che i differenti livelli di reddito percepiti dai lavoratori dipendono dal livello di istruzione: a gradi di istruzione superiore corrispondono salari maggiori. L’istruzione è di due tipi: i) formale e quindi legata alla scolarizzazione ed è di tipo generico; ii) on the job che si basa sulle competenze che vengono sviluppate durante la vita lavorativa e, dunque, è specifica. Per Mincer, in una situazione di omogeneità delle persone, l’assenza di investimento in capitale umano da parte dell’individuo condurrebbe alla corresponsione del medesimo salario per tutti.
L’idea di omogeneità delle persone viene superata da Deninson, secondo il quale la variabile lavoro non va considerata solamente da un punto di vista quantitativo, ma anche qualitativo e tale qualità va misurata in termini di livello d’istruzione dei lavoratori; sarà proprio il livello dell’istruzione il residuo che determina la crescita economica attraverso una modifica della qualità del lavoro.
È con Lucas che il capitale umano viene inteso come un fattore endogeno e che opera, dunque, all’interno del sistema economico. Per Lucas lo stock iniziale di capitale umano è determinante per la crescita di un paese. Il ruolo svolto dal capitale umano è importante anche per la creazione delle esternalità positive: infatti, si assiste ad una sorta di contagio tra i lavoratori operanti all’interno della medesima azienda e, perciò, le nuove competenza sviluppate da un lavoratore attraverso l’istruzione o attraverso il learning by doing saranno assorbite anche dagli altri, provocando un aumento generale della produttività. Il capitale umano, in tal modo, diviene «il motore di una crescita costante nel tempo -superando, così, l’ipotesi di Solow che l’economia ad un certo punto raggiunge uno stato stazionario nel quale la crescita si arresta- e interamente determinata dalle decisioni degli agenti economici, ovvero una crescita endogena».
Nel modello di Romer, la crescita è sostenuta dalla disponibilità di stock di capitale umano, misurato attraverso i tassi di iscrizione agli istituti superiori, in un determinato momento: il capitale umano, producendo nuove conoscenze tecnologiche, consente una crescita economica costante nel tempo. È importante notare che mentre il capitale fisico è soggetto ad usura e dunque il suo valore diminuisce nel tempo, comportando anche dei costi di sostituzione, il capitale intellettuale presenta tre caratteristiche: i) è non escludibile perché, da un punto di vista quantitativo, può essere sfruttato simultaneamente da più persone senza andare incontro a scarsità, ma anzi l’interazione ne causa l’accrescimento; ii) è cumulativo poiché le nuove conoscenze si sviluppano e si evolvono da conoscenze già sedimentate nella mente dello studioso; iii) è economico in quanto essendo illimitato incentiva continui investimenti: gli investimenti in R&S, producendo nuove conoscenze, consentono agli “scopritori” di sfruttarla economicamente; lo sfruttamento economico permette un aumento del tasso di crescita di un’economia. È comprovato che le migliori performance in termini di reddito pro capite sono ottenute da quei paesi che investono una parte consistente del proprio Pil per finanziare la R&S. La crescita economica, come per Lucas, è assicurata dalle economie esterne positive create dal capitale umano. [...]
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Demografia e crescita economica. Evidenze empiriche e politiche pubbliche in Nigeria
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Informazioni tesi
Autore: | Francesco De Luca |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2017-18 |
Università: | Università degli Studi della Basilicata |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia aziendale |
Relatore: | Carmelo Petraglia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 119 |
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