Capitale e lavoro nel XXI secolo: tra bisogni relativi e produzione condivisa
Il capitale umano dei maker
La nostra tesi è cominciata approfondendo il crescente ruolo del capitale umano all’interno del processo produttivo, in quanto esso aumentando, diversamente dal capitale fisso, avrebbe potuto portare a rendimenti crescenti. In altre parole la produttività del capitale umano potrebbe aumentare man mano che la sua disponibilità aumenta. Cercheremo ora di capire se questo fenomeno si verifica nell’organizzazione tra maker.
Più in generale osserveremo le potenzialità del capitale umano all’interno del processo produttivo manifatturiero, a scapito del possesso di capitale fisso.
Abbiamo già parlato dell’approccio open-source dei maker. Osserviamo allora i vari vantaggi di questo approccio, che permette di beneficiare dei rendimenti crescenti derivanti dall’utilizzo del capitale umano, ossia conoscenze e abilità, di più individui.
Pensiamo, ad esempio, a un’azienda che deve investire in ricerca & sviluppo per poter innovare i suoi prodotti e competere sul mercato. In questo senso, seguendo l’ipotesi di Piketty (2013), le aziende che possono disporre di un capitale più elevato degli altri avrebbero un vantaggio, cioè quello di poter utilizzare il capitale fisso in dotazione in molteplici modi.
In questo modo sarebbe possibile accumulare capitale senza che il suo rendimento cali in modo sostanziale. Disporre di un sostanzioso capitale di partenza potrebbe permettere importanti investimenti in ricerca & sviluppo, tali da poter innovare i propri prodotti prima che possano riuscirci altri imprenditori privi del capitale necessario. L’approccio open-source dei maker renderebbe meno importante la disponibilità di importanti capitali di partenza. Tale approccio, infatti, abbasserebbe gli standard di capitale necessari per entrare nel mercato di un eventuale prodotto. Anderson (2014) sottolinea come la ricerca e sviluppo sia gratuiti nel movimento dei maker, grazie alla community open-source, permettendo inoltre di non avere un sovrapprezzo per la proprietà intellettuale sui prodotti sviluppati. Anderson spiega come nella 3D Robotiscs centinaia di volontari contribuiscono all’innovazione dei prodotti, facendo risparmiare centinaia di migliaia di dollari, evitando di assumere ingegneri.
A questo proposito sottolineiamo come Piketty consideri anche i brevetti un capitale a tutti gli effetti, al pari di abitazioni o macchinari, in quanto egli per capitale intende tutto quello che può essere posseduto o scambiato sul mercato. In questo senso un maker non dipende né dalla disponibilità di capitali da investire in ricerca & sviluppo, né dall’acquisto di brevetti, né dalla necessità di stipendiare avvocati per difendere la proprietà intellettuale. Egli potrebbe quindi essere in grado di fissare prezzi più bassi rispetto alle alternative di aziende capitalistiche proprietarie dei loro progetti, anche avendo volumi di produzione minori.
Pensiamo poi ai progressi tecnologici, a come essi potrebbero influenzare la forza del capitale umano a scapito del capitale fisso. Se pensiamo a un abbassamento dei costi delle strumentazioni di fabbricazione digitale, come la stampante 3D, possiamo immaginare delle enormi potenzialità per un maker che lavora nel proprio garage o per degli studenti che utilizzano le apparecchiature di un FabLab. Anderson spiega che per, realizzare le proprie idee, non sarebbe necessario investire in impianti costosi, quindi possedere capitale fisso, o assumere una vasta forza lavoro, sostenendo enormi spese. Egli vede la manifattura di nuovi prodotti sempre meno come un dominio di pochi, ma come opportunità per molti, in quanto la tecnologia per progettare e creare nuovi prodotti sarebbe oggi alla portata di tutti. Si starebbe verificando, in un certo senso, un graduale aumento di disponibilità di mezzi di produzione per i singoli individui, pensiamo anche alla possibilità di vendita online oltre al più facile accesso alle strumentazioni. I mezzi di produzione, diventando più disponibili, potrebbero diventare relativamente meno importanti.
Se tutti avessero accesso ai mezzi di produzione, il rendimento di questi potrebbe dipendere solo dalla creatività e dalle competenze di chi li utilizza. Creatività e competenze non sarebbero altro che il capitale umano di un individuo.
I due vantaggi precedentemente descritti, approccio open-source e progresso tecnologico, possono essere riassunti in unico esempio: la costruzione di una stampante 3D. Anderson spiega come la stampante MakerBot sia stata progettata da una community, con approccio opensource su tutte le sue componenti: elettronica, software, struttura fisica, documentazione e logo. Chiunque inoltre ha potuto utilizzare le informazioni della community.
In questo caso notiamo come l’approccio open-source, oltre a permettere dei risultati positivi grazie alla collaborazione, diminuisce l’importanza di capitali d’investimento e rende più accessibile la costruzione di una stampante 3D, diffondendone i progetti che ne stanno alla base. Consideriamo inoltre che le comunità online permettono di aggregare un numero elevato di persone di talento. Un’azienda potrebbe avere difficoltà a ricercare lavoratori competenti. Anderson spiega come il web dia a tutti un’opportunità di dimostrare quello che si vale, indipendentemente da istruzione e credenziali, collaborando a un progetto sul web infatti non si è tenuti a dimostrare le proprie qualifiche.
E’ interessante anche osservare un ulteriore vantaggio derivante dall’assenza di costi di transazione all’interno di una comunità opensource, costi che deve invece sopportare un’azienda.
Infine Anderson sottolinea anche i vantaggi in termini di costi pubblicitari e ricerche di mercato che in una community, diversamente che in un’azienda, non sono necessari. Infatti un prodotto progettato in una community avrebbe maggiori possibilità di diventare un successo commerciale, in quanto, oltre ad aver beneficiato di un ricerca & sviluppo potenzialmente più grande e talentuosa di un’azienda, ê stato già messo alla prova nella costruzione di una community attorno ad esso, dando prova di efficacia.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Capitale e lavoro nel XXI secolo: tra bisogni relativi e produzione condivisa
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Informazioni tesi
Autore: | Gerardo Russo |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2014-15 |
Università: | Università degli Studi di Pavia |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Economia, politica e istituzioni internazionali |
Relatore: | Enrica Chiappero |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 147 |
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