Trattativa commerciale in Cina e diversità culturale, analisi di casi
Il buon funzionamento della comunicazione interculturale
Per far si che la comprensione interculturale abbia un buon funzionamento occorre fronteggiare una serie di ostacoli riconducibili alle diversità. L’autore LR.M Barna, ha elencato i principali ostacoli che a suo parere spesso impediscono la comunicazione interculturale:
- la differenza linguistica;
- i fraintendimenti verbali;
- la presunzione di essere uguali, che impedisce di vedere la diversità;
- i preconcetti e gli stereotipi;
- la tendenza a giudicare;
- la forte ansia.
Innanzitutto la conoscenza della lingua straniera rappresenta un modo per accorciare la distanza intercorrente tra gli interlocutori, per mostrare interesse nei confronti della controparte e per ridurre possibili fraintendimenti verbali. Gli individui tendono a crearsi particolari stereotipi e preconcetti sulle diversità che incontrano nel contatto con una nuova cultura.
Per stereotipi e preconcetti si intende la visione semplificata e largamente condivisa su un luogo, un oggetto, un avvenimento o un gruppo di persone accomunate da certe caratteristiche o qualità. Lo stereotipo è sovente considerato come una credenza indesiderabile alla quale si può far fronte solo attraverso la familiarizzazione con quest’ultima o attraverso l’apprendimento.
Talvolta costituisce una caricatura di alcune caratteristiche positive possedute dai membri di un gruppo, esagerate al punto da diventare detestabili per coloro che non fanno parte dello stesso gruppo. I soggetti influenzati dalla propria cultura hanno la tendenza a giudicare ciò che è diverso creandosi dei preconcetti o stereotipi che ostacolano la comunicazione interculturale.
Per superare tali preconcetti occorre una buona comprensione del sistema culturale con il quale si interagisce, la conoscenza non stereotipata dei valori di fondo e delle credenze dell’interlocutore, la sua identificazione sociale (lo status che possiede nel suo sistema di appartenenza) e le sue modalità di comunicazione non verbale.
Si tratta della c.d. “competenza interculturale”, necessaria per il buon funzionamento del processo di comunicazione interculturale, ovvero l’abilità di conoscere gli altri e di rispettare e tollerare le relative diversità al fine di evitare il nascere di conflitti interculturali dovuti a malintesi. Per comprendere gli interlocutori è necessario entrare nella loro prospettiva, capire il loro modo di vedere il mondo nell’ottica di arrivare a percepire le diversità come qualcosa di prezioso e non minaccioso.
Attraverso un dialogo di tipo cooperativo, questo consentirà di giungere a soluzioni soddisfacenti per entrambe le parti. La comunicazione sarà infatti competente se diventerà un'occasione per comprendersi anche quando sono presenti divergenze dall’apparenza insanabili. Gli interlocutori riusciranno infatti ad identificare l’obiettivo del partner negoziale e a sintonizzarsi sul suo reale interesse allo scopo di ottenere un successo finale basato sulla sua valorizzazione della controparte e non sulla sua sconfitta: una negoziazione per essere definita efficace deve assicurare un valore aggiunto a tutte le parti coinvolte a livello individuale, organizzativo e sociale.
Riguardo al buon funzionamento della comunicazione possiamo riportare la metafora informatica proposta da Hofstede: “la comunicazione interculturale dovrebbe accompagnare e favorire la costruzione di un mondo perfetto non dove tutti hanno Windows o Macintosh o Unix, ma in cui ciascuno ha il sistema operativo che preferisce o che si è trovato nel suo computer e questo non gli crea alcuna difficoltà nel collegarsi con gli altri”.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Trattativa commerciale in Cina e diversità culturale, analisi di casi
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Informazioni tesi
Autore: | Sara Barbotto |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Scambi Internazionali |
Relatore: | Marina Nuciari |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 260 |
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