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Il debito estero dei paesi poveri - le crisi del Brasile

Il “Piano Real” e gli anni di Cardoso

Nel 1993, Fernando Henrique Cardoso divenne ministro delle Finanze. Fin da subito, riunì un gruppo di esperti per cercare di ideare un piano che avrebbe risollevato la situazione del Brasile. Era orma ben chiaro che i meccanismi ortodossi e eterodossi di aggiustamento, con congelamento dei prezzi avevano clamorosamente fallito nelle decadi precedenti nell’intento di arginare l’inflazione.
Con il Plano Real, la stabilizzazione sarebbe dovuta avvenire attraverso 3 tappe: un breve aggiustamento fiscale, riforme monetarie, e aggiustamenti del tasso di cambio .

Il primo passo del Piano fu l’approvazione di un piano fiscale che includeva tagli nelle spese correnti e la creazione di un Fondo di Emergenza Sociale.
La seconda componente del Piano implicava una misura monetaria temporanea: il collegamento di prezzi, salari e tasso di cambio a una singola unità di conto URV (unidad real de valor), che era a sua volta legata all’andamento del dollaro statunitense. Gli aggiustamenti durarono 4 mesi; nel mese di luglio 1994, i prezzi epressi in URV vennero convertiti nella nuova valuta, il “real”, ufficialmente alla pari con il dollaro. Alcuni osservatori criticarono questa scelta come una “dollarizzazione” dell’economia, ma in realtà (a differenza di altri paesi come l’Argentina), non ci fu nessun legame legale e formale tra dollaro e real. Tanto che, nonostante la stabilità tra le due valute nei primi due anni del piano, c’era una diffusa aspettativa di deprezzamento del real.
Le politiche del tasso di cambio, e le relative aspettative generate sui mercati, ebbero importanti conseguenze per l’economia interna. Le aspettative di un eventuale svalutazione, infatti, insieme alla stabilità a breve termine del cambio, e a un’incrementata mobilità di capitali tra Brasile e mercati finanziari esteri, portarono ad un aumento dei tassi di interesse. I creditori, infatti, richiedevano dei tassi che avrebbero potuto proteggerli in caso di svalutazione del real. Ancora una volta la situazione interna si aggrava a causa di elevati tassi di interesse richiesti dai paesi economicamente più forti.

Nei primi anni del Plano Real, in ogni caso, alcuni risultati furono conseguiti. L’inflazione venne riportata sotto controllo a grande velocità: il tasso di inflazione scese in 4 anni dal 2700 al 3 %. La crescita economica migliorò: tra il 1994 e il 1997 il PIL cresceva in media del 4 % ogni anno. C’è da dire che il boom di crescita di quegli anni non era dovuto a una riduzione dei tassi di interesse, ma ad un aumento dei salari, e altre spese statali, soprattutto in vista delle elezioni del 1998.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il debito estero dei paesi poveri - le crisi del Brasile

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandra Meoni
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi dell'Insubria
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Amministrazione delle imprese
  Relatore: Marcello Spanò
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 44

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