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L’identità dell’embrone umano. Stato attuale della riflessione morale

Identità ontologica dell'embrione umano

I nuovi orizzonti aperti dal progresso scientifico in ambito biomedico fanno sorgere una serie di interrogativi etici volti a stabilire quali sono i limiti leciti dell'intervento dell'uomo sulla vita che non possono essere varcati.
La bioetica, in quanto scienza destinata a sviluppare la tutela della vita umana, «fa propria la riflessione circa la responsabilità personale e sociale in favore della vita ed è quindi suo scopo anche quello di promuovere ed affinare la coscienza nei confronti del valore vita di tutti gli esseri umani, dal momento del concepimento e fino all'ultimo suo istante».

IL COMPITO DELLA BIOETICA

Sin dai suoi inizi la bioetica era destinata ad essere una scienza in grado di salvaguardare il mondo mediante la regolamentazione dell'uso delle biotecnologie, attraverso un'indagine e una riflessione sullo sviluppo tecnologico per intuire come orientarlo per riuscire a raggiungere gli scopi che si prefigge, per cui la bioetica da per scontato che "non tutto ciò che è possibile è moralmente lecito".

Il primo e principale compito della bioetica è quello di giungere a dare una precisa identificazione ai concetti di "vita umana" e di "persona", e per poterlo fare si avvale del contributo delle scienze mediche, antropologiche, psichiche e dell'indispensabile apporto della filosofia. Per lungo tempo l'etica medica è stata affidata agli stessi medici, erano loro che dovevano auto-regolamentarsi, il tutto era esclusivamente affidato alla deontologia professionale.
È a partire dagli anni sessanta che l'etica medica viene inserita in una visione più allargata favorendo la nascita della bioetica come scienza che, con il suo intervento determina un cambiamento di linguaggio all'interno della medicina prima e della ricerca biomedica subito dopo. Si ha dunque un passaggio dal linguaggio dei doveri a quello dei diritti.

BIOETICA LAICA O CATTOLICA?

Senza dimenticare il monito di Pizzuti, secondo cui "si dovrebbero ipotizzare tante bioetiche quante sono le etiche", possiamo raggruppare per comodità le diverse prospettive in due grandi schieramenti: la bioetica laica e quella cattolica, sintetizzando così il fondamento dei due schieramenti: da una parte la qualità dall'altra la sacralità della vita.

LA “BIOETICA CATTOLICA”

La bioetica cattolica interpella la fede ed è da questa interpellata. Fede è apertura a un ordine trascendente di realtà e di significati, di verità e di valori, dunque il cristiano ha la consapevolezza riflessa ed esplicita di ciò che ogni essere umano è comunque in grado di percepire, cogliendone e rispettandone tutti i significati e i risvolti morali. Ciò sta a significare anzitutto che alla base di una bioetica non può non esserci una fede, perché la vita umana in ciò che ha di assoluto, e quindi di sacro e di santo, esige una fede come capacità di coglierne il valore indisponibile e inviolabile. Senza questa fede la vita umana è ridotta al rango di cosa, è un effetto, un prodotto su cui la scienza e la tecnica possono esercitarsi indifferentemente. La fede è questo conoscere penetrante il dato: un conoscere impegnato e profondo, perché coinvolgente il conoscente e trascendente l'osservazione, in grado di ri-conoscere significati e valori.
La Chiesa da tempo è legittimamente entrata nel dibattito bioetico, nonostante viene spesso accusata di voler legiferare pertinenza. Nella sua riflessione ha cercato di rispondere alla domanda fondamentale: che cosa significa "grandezza dell'uomo" o "dignità della persona umana" essendo certa che ogni persona umana, dal momento del suo concepimento alla sua fine naturale, è dotata di un tale valore da escludere assolutamente ed incondizionatamente che essa possa essere esclusivamente considerata e trattata come un mezzo, pertanto esistono dei comportamenti nei confronti della persona umana che sono sempre ed ovunque ingiusti.
Di fronte a questo convincimento il Magistero entra con forza nel dibattito bioetico poiché persuasa che "L'uomo è chiamato a una pienezza di vita che va ben oltre le dimensioni della sua esistenza terrena, poiché consiste nella partecipazione alla vita stessa di Dio."
"Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo ["]. Il cristiano poi, reso conforme all'immagine del Figlio che è il primogenito tra molti fratelli riceve «le primizie dello Spirito» per cui diventa capace di adempiere la legge nuova dell'amore."
Quindi la dignità della persona deriva dalla sua stessa costituzione, essa è la sola creatura che sia un soggetto spirituale, immortale quindi e capace di conoscere e scegliere liberamente. Ogni cosa di cui abbiamo esperienza è destinata a corrompersi e a finire; solo la persona umana è incorruttibile ed eterna. Essa è capace di conoscere, di aprirsi alla totalità
dell'essere. In forza dell'apertura illimitata del suo spirito, essa non è finalizzata a nessuna realtà di valore limitato, ma è destinata a Dio stesso.
"Il Magistero della Chiesa quindi dopo aver preso conoscenza dei dati della ricerca e della tecnica, intende proporre in virtù della propria missione evangelica e del suo dovere apostolico, la dottrina morale rispondente alla dignità della persona e alla sua vocazione integrale, esponendo i criteri di giudizio morale sulle applicazioni della ricerca scientifica e della tecnica, in particolare per ciò che riguarda la vita umana e i suoi inizi. Tali criteri sono il rispetto, la difesa e la promozione dell'uomo, il suo "diritto primario e fondamentale" alla vita, la sua dignità di persona, dotata di un'anima spirituale, di responsabilità morale è chiamata alla comunione beatifica con Dio. L'intervento della Chiesa anche in quest'ambito è ispirato all'amore che essa deve all'uomo aiutandolo a riconoscere e rispettare i suoi diritti e i suoi doveri". La teologia e il Magistero della Chiesa enunciano e motivano le norme morali in nome dell'uomo e perciò per via razionale. Il riferimento alla rivelazione e alla fede è per essi una ri-significazione, una luce di senso ulteriore che non contraddice e nulla toglie ma piuttosto approfondisce, amplia e provoca i significati e i motivi razionali.

L'EMBRIONE HA UN'ANIMA?
La riflessione ontologico-religiosa sulla vita umana nascente è direttamente collegato con il tema dell'anima.
La vita umana non è soltanto "bios", ma non è nemmeno "puro spirito", essa è un'unità corporeo-spirituale, ed anche se su questo dato tutti si trovano sostanzialmente d'accordo, questa asserzione fin dall'antichità ha creato un campo di discussione, poiché da questa affermazione nasceva il problema della creazione dell'anima e del momento in cui questa viene infusa nell'uomo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L’identità dell’embrone umano. Stato attuale della riflessione morale

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca Pullara'
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2006-07
  Università: Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia "San Giovanni Evangelista"
  Facoltà: Magistero in Scienze Religiose
  Corso: Teologia
  Relatore: Salvino Leone
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 107

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Parole chiave

bioetica
persona
embrione
magistero
animazione dell'embrione

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