Le Seconde Generazioni dell'Immigrazione tra sfide, storie e ricerca d'identità
Identità ed appartenenza
[…] siamo i figli di città in transito; siamo arrivati senza che nessuno sia stato avvertito, senza che nessun ci attendesse; siamo centinaia e migliaia; […] ci troviamo qui con facce quasi umane, con un linguaggio quasi civile, con dei modi di fare quasi francesi; siamo qui a chiederci perché siamo qui e cosa ci stiamo a fare. […] Perché qualcuno si ricordi di noi, dobbiamo a nostra volta ricordare le nostre origini, ci vuole una memoria, un pezzetto di memoria, un pezzo di tessuto benedetto dove asciugheremo le nostre lacrime.
Tahar Ben Jelloun – Nadia
Ogni individuo ha bisogno di dare risposte a due domande fondamentali: “chi sono?” e “da dove vengo?”, per dare un senso alla propria storia, per cercare l’unità della sua persona, tra passato e futuro. La condizione delle seconde generazioni appare alquanto complessa. I figli dell’immigrazione vivono e crescono tra due mondi diversi, quello della famiglia e quello della scuola, ciascuno con la propria lingua, i propri valori, stili di vita e di comportamento.
Mentre i genitori si identificano con la cultura d’origine, alla quale fanno riferimento perché sentono di appartenere (si pensi alla lingua, alla religione, alla concezione della famiglia, ai rapporti tra i sessi e quelli intergenerazionali), i figli nati nel paese d’accoglienza e quelli arrivati qui da piccoli mostrano delle difficoltà d’identità. Essi vivono e si formano dinanzi ad un costante faccia a faccia culturale, esposti a due processi identificatori che quasi sempre si presentano come l’uno in alternativa all’altro. A casa conoscono la cultura d’origine dei genitori attraverso i loro racconti, tradizioni e nostalgie, all’esterno il loro mondo è fatto di persone che parlano la lingua ed hanno gli stili di vita del paese d’accoglienza. Ne deriva che i ragazzi della seconda generazione dell’immigrazione sono continuamente impegnati nel difficile compito di conciliare la loro doppia appartenenza: da un lato, l’ancoraggio al passato, mantenendo il dialogo con la famiglia, con i suoi usi e costumi, dall’altro, l’adesione e l’interazione con l’esterno, con l’ambiente sociale e scolastico.
Nel museo dell’Immigrazione a Ellis Island si legge tale descrizione:
“I figli degli immigrati camminano lungo una sottile linea in mezzo a due culture opposte.
Da una parte, ci sono i genitori ed i Paesi di provenienza; dall’altra, i nuovi amici e gli insegnanti delle scuole pubbliche che non approvano gli stili di comportamento stranieri”.
Nel corso della loro socializzazione, le seconde generazioni si confrontano con diverse proposte d’identità: quella del paese di accoglienza, quella del paese d’origine dei genitori, quella che il paese d’immigrazione considera essere l’identità del paese d’origine, quella che la famiglia ritiene sia l’identità del paese d’arrivo. Esse entrano in contatto con molteplici contesti che sono in grado di disegnare le appartenenze - si pensi al nucleo familiare, al gruppo dei connazionali, agli affetti lasciati nel paese di origine, alla scuola, al gruppo dei pari, al quartiere.
Ma qual è l’identità delle seconde generazioni? L’identità è un processo conscio ed evolutivo di identificazione, attraverso il quale l’individuo dà una definizione di sé. Essa non ha natura statica ma è qualcosa da scegliere, da costruire e che si trasforma giorno dopo giorno grazie all’interazione con l’altro.
L’identità culturale, invece, è la capacità di riconoscersi in un coerente sistema di valori e di rappresentazioni del mondo; è il bisogno dell’individuo di appartenere ad un gruppo, all’interno del quale sentirsi accettato e riconosciuto. Si tratta di un sentimento fornito dall’ambiente sociale.
Anche su questo aspetto, l’età assume un ruolo cruciale. Durante l’infanzia, i bambini accettano in maniera acritica la cultura della famiglia, il processo identificatore primario in cui sono immersi e che viene considerato come modello unico. Con l’adolescenza scatta la ricerca del significato, della definizione di sé e dunque anche della propria identità. Durante questa fase della vita, il ragazzo figlio di immigrati, come tutti gli adolescenti, è costretto ad un notevole lavoro psichico in quanto deve cambiare ed accettare le differenze che lo separano dal suo "io-bambino", ma deve anche affrontare l’esperienza della migrazione, vissuta o meno direttamente, che ora appare come un’ angosciante rottura. Egli deve negoziare la propria identità tra due polarità, individuare somiglianze e differenze, operare una ricerca di sintesi all’interno di un contesto di incontro/scontro tra due culture al fine di costruire un essere autonomo. Durante questa fase della vita, la questione identitaria rischia di avere i tratti della crisi. [...]
Questo brano è tratto dalla tesi:
Le Seconde Generazioni dell'Immigrazione tra sfide, storie e ricerca d'identità
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Informazioni tesi
Autore: | Klementina Grimci |
Tipo: | Tesi di Master |
Master in | Diritto dell'Immigrazione e Mediazione Culturale |
Anno: | 2013 |
Docente/Relatore: | Romina Di Stefano |
Istituito da: | Genuensis C.I.C. e Università di Castel Sant'Angelo - patrocinio Università degli Studi di Camerino |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 38 |
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