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L'impatto socio - culturale di Woodstock

Ideazione e origine del festival di Woodstock

È quindi in questo contesto sociale e politico che prende ha origine e inizia a prendere forma quello che verrà ricordato come l’apice della cultura hippy, nonché il più importante festival musicale della storia fino ad oggi. L’ideatore del festival fu in primis Michael Lang: nato a Brooklyn nel 1944 Lang aveva sempre avuto una passione per la musica, ma inizialmente si iscrisse alla New York University nel ’64. In quegli anni (come accennato precedentemente) l’uso di marijuana e Lsd tra i giovani era molto popolare, e Lang era fortemente attirato dall’uso di erba e dalla cultura hippy: nel 1965 decise di mollare gli studi e di trasferirsi a Miami, nel quartiere di Coconut Grove, dove avrebbe aperto un “Head Shop” ossia un negozio specializzato nella vendita di accessori per fumatori come pipe, bong e chilum.

Negli anni sessanta ce n’erano moltissimi sparsi in tutta l’America, soprattutto nelle città dove si erano sviluppate folte comunità giovanili. Lang viveva in questa società “utopistica”, tranquilla e liberale: “Se non stavo al negozio, andavo in barca o a casa dei miei amici; cucinavo, sentivo la musica e mi sballavo. […] Ci calavamo con l’acido, e in preda a un’euforia indescrivibile ci dirigevamo verso il mare o verso la centrale elettrica, dove ci mettevamo a fissare le luci. Continuai a usare l’acido come strumento di conoscenza.” (cit. Michael Lang, 2009, p. 21).

Contemporaneamente al negozio Lang creò una società specializzata nella produzione di manifesti insieme a due amici artisti: i poster a colori vendevano bene, permettendo di tirare su una discreta somma ogni mese, e la bottega divenne un punto di aggregazione per la gente
hippy e per gli appassionati d’arte, trasformandosi nel fulcro della Miami underground (addirittura Abbie Hoffman, leader della controcultura, andò al negozio attirato dalla fama che si stava diffondendo).

Nel 1967 iniziò a promuovere alcuni eventi musicali nell’aera di Miami, spinto dall’ originaria passione per la musica, iniziando così ad entrare nel giro dei promotori di eventi, ma fu nel 1968 che ideò e realizzò il suo primo vero festival (che si sarebbe rivelato il più importante di tutto il ’68): il “Miami Pop Festival”. Ispirato dal festival di Monterey dell’anno precedente decise insieme al suo amico Ric O’Barry (addestratore di delfini e in seguito figura molto importante per gli animalisti di tutto il mondo) di mettere in piedi la prima manifestazione musicale della Florida, divisa in due giorni.

La sede dell’evento fu l’ippodromo di Gulfstream, e i finanziamenti arrivarono dal proprietario di un noto locale per esibizioni musicali della zona; il programma si rivelò più grande di quello che si aspettavano: riuscirono a coinvolgere Chuck Berry, Frank Zappa, John Lee Hooker, Jimi Hendrix Experience, e tanti altri nomi molto famosi.
L’affluenza fu di circa venticinquemila persone, un numero sorprendente per un festival di quelle proporzioni organizzato in sole tre settimane, e il primo di Michael Lang. Il problema fu che subito dopo il festival si ritrovarono molte spese da pagare, senza però riuscirci, a causa della pioggia che rovinò gran parte del festival (Lang sostenne che furono le autorità a bombardare le nuvole per far piovere e disturbare l’evento, dato che in Florida la siccità e quasi perenne e non erano previsti cambiamenti climatici).

Completamente al verde Lang decise di fare le valigie e di tornare a New York, anche perché la polizia continuava a importunare gli hippy, rendendogli la vita, soprattutto a chi possedeva head shop, quasi impossibile. Insieme alla sua ragazza decise di vedere com’era l’atmosfera a Woodstock, un piccolo villaggio rurale nei pressi della contea di Ulster, poiché la zona aveva sempre attratto artisti e musicisti: fu proprio lo stile di vita di questo luogo, campagnolo e a contatto con la natura, a dargli l’idea covata da tempo. “Non sarebbe fantasico organizzare un concertone in uno spazio in cui la gente si possa accampare che duri tutto un fine settimana?” (ivi, p.33).

Per mantenersi iniziò a fare da manager ai Train, una band jazz – fusion dove suonava un vecchio amico, e in questo ambito entrò in contatto con uno dei futuri organizzatori del festival: Artie Kornfeld, un ragazzo cresciuto come lui nel quartiere di Brooklyn, che ora faceva il discografico presso la Capitol Record.

L’idea di Lang era di aprire uno studio di registrazione a Woodstock, e aveva bisogno di finanziamenti da parte di Kornfeld, ma l’incontro si rivelò più proficuo del previsto e tra i due nacque un’amicizia profonda. Lang parlò a Kornfeld dell’idea di replicare il festival di Miami al nord, a New York, e l’entusiasmo e l’interesse di Kornfeld fece decollare l’idea. Insieme all’idea di aprire uno studio di registrazione i due cercarono i sostenitori finanziari per un futuro festival di musica rock. La volontà di Lang era però non solo quella di creare un festival rock, ma creare un nuovo modello di festival, coinvolgendo i vari movimenti legati alla controcultura: “Lo immaginavo come un raduno delle diverse comunità che andavano controcorrente, un rifugio per gente che condivideva le stesse idee, in cui si manifestassero, pienamente rispettati, modi di vita alternativi” (ivi, p. 41).

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'impatto socio - culturale di Woodstock

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Informazioni tesi

  Autore: Eugenio Roccetti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Perugia
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Roberto Segatori
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 51

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