Indagine sulla prevalenza dei disturbi muscoloscheletrici lavoro-correlati nei videoterminalisti ed efficacia degli interventi di prevenzione
I WRMSDs durante la pandemia da Sars Covid-19
L'emergenza pandemica ha prodotto una spinta formidabile verso lo smart working (lavoro agile), infatti nel 2017 l'Italia aveva la percentuale più bassa di lavoratori remoti in tutta Europa (circa l'8% dell'occupazione totale a fine aprile 2020). Durante la pandemia da SARS- COVID-19, il numero di lavoratori remoti è aumentato del 69% in Italia, mentre è stato stimato che circa l'81% della forza lavoro mondiale è stata colpita dai cambiamenti sul posto di lavoro (Moretti A. et al., 2020).
Nei fatti si è trattato di un "remote working", che si è concretizzato in una forma improvvisata di "telelavoro" o "lavoro domestico" ("home working"), amplificando l'esposizione verso i rischi tradizionali da videoterminale. Le principali criticità che si riscontrano quotidianamente nei remote workers sono: la comparsa e accentuazione delle lombalgie, dei disturbi agli arti superiori e alla colonna cervicale a causa delle posture scorrette. La mancanza di sedie ergonomiche e layout inadeguato incidono molto sulla salute dei lavoratori a domicilio che solo in parte si rendono conto dell'importanza della postazione di lavoro e delle attrezzature progettati ergonomicamente (per esempio è stata infatti dimostrata un'associazione significativa tra peggioramento del dolore alle mani e mancanza di scrivania a casa). Gli improvvisati "luoghi di lavoro" esaltano anche il discomfort oculo-visivo: si è osservato un incremento dei casi di astenopia occupazionale, poiché la mansione viene svolta spesso in ambienti domestici di piccole dimensioni che non consentono di "allungare lo sguardo". In sostanza, ciò che milioni di lavoratori italiani hanno visto e sperimentato, è stato lavorare da casa o lavorare da remoto senza gli strumenti necessari che configurano un lavoro che può essere definito da remoto o intelligente (Ripamonti S. C. et al., 2020).
Inoltre, non sono da sottovalutare gli effetti negativi sul piano psicologico, infatti, per molti lavoratori lavorare da casa ha significato, specialmente nei periodi di isolamento o confinamento parziale, affrontare una completa sovrapposizione tra lavoro e vita privata e l'accettazione della perdita dei loro confini di ruolo per far fronte all'emergenza sanitaria (Duffy C., 2020). Nel corso della pandemia da SARS- COVID-19 è stato evidenziato un drammatico aumento di stati d'animo quali ansia, depressione, dipendenze patologiche, nonché suicidio, violenza domestica, disturbi del sonno. Nello scenario pandemico il lavoro a distanza non è stato più sensibile alle preferenze dei dipendenti, flessibile nel tempo e nello spazio ma, al contrario, è stato obbligatorio, e i dipendenti non hanno avuto altra scelta che lavorare a tempo pieno da casa. Wu e Chen (2020), ad esempio, hanno scoperto che lavorare da casa non solo aumenta il carico di lavoro dei dipendenti, ma perdono costantemente produttività a causa dello stress e della pressione (Barbieri B. et al., 2021). Studi recenti hanno dimostrato che i dipendenti nel lavoro a distanza tendono a lavorare più a lungo e più duramente (Kelliher C., Anderson D., 2010; Felstead A., Henseke G., 2017).
Il peggioramento dei disturbi muscoloscheletrici mostra una prevalenza significativamente più elevata nelle donne che, rispetto agli uomini, manifestano anche più problemi sia fisici che mentali; questo sembra essere correlato al fatto che le donne lavorano più ore a casa, fanno pause meno spesso e sono più coinvolte nella gestione familiare. Tale prevalenza è favorita da altri due fattori: aumento dell'età ed inattività (Nawrocka A., et al., 2019).
Nel corso della pandemia la vita sedentaria e la mancanza di esercizio fisico sono state in grado di esaltare tutte le forme di dipendenza e un'alimentazione poco equilibrata, fattori di rischio, questi ultimi, che, anche se fortemente correlati al lockdown, quindi tipici del contesto pandemico, devono essere tenuti in considerazione sia dal datore di lavoro sia dal lavoratore e affrontate con idonee ed efficaci misure di prevenzione poiché possono incidere sui fattori di rischio lavorativo e sulle condizioni di benessere mentale e di salute generali del lavoratore.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Indagine sulla prevalenza dei disturbi muscoloscheletrici lavoro-correlati nei videoterminalisti ed efficacia degli interventi di prevenzione
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Informazioni tesi
Autore: | Siria Giovannini |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2021-22 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Scienze del Benessere |
Corso: | Fisioterapia |
Relatore: | Paola Bagnoli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 90 |
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