Il Bunraku nel cinema giapponese: Dolls di Kitano

All’inizio le opere del bunraku per lo più traevano spunto dalla novellistica (otogi-zoshi) e dall'epica popolaresca. All’inizio del XVII secolo molte delle rappresentazioni avevano come soggetto le avventure di Kimpira, un eroe leggendario ricordato per le sue gesta coraggiose e inconsuete.
Ma, verso la fine del sec. XVII, Takemoto Gidayu (1651-1714), fondatore del teatro Takemoto-za di Osaka, innalza il bunraku a un alto livello artistico e letterario, grazie alla collaborazione del grande drammaturgo giapponese Chikamatsu Monzaemon (1653-1724) che scrive per il bunraku più di un centinaio di opere, traendo spesso ispirazione dalla tormentata realtà sociale della sua epoca. Le sue composizioni ruotano attorno al concetto di fedeltà, rispetto al signore, alla famiglia, all'amore ecc, e coinvolgono principalmente come soggetti gli appartenenti alla classe dei mercanti, dal momento che Osaka era una grande città commerciale.
Il bunraku difatti nasce all’interno di una società feudale, e proprio per questo motivo al centro dei suoi drammi spesso vi sono temi come la fedeltà, il sacrificio della propria vita o di quella dei proprio figli per il signore; il feudalesimo reprime ogni libertà personale, e i samurai scelgono la proprio abnegazione per mettersi al servizio del signore, per cui sono disposti a compiere fino all’estremo sacrificio. Sono questi i jidaimono, i “drammi storici”, che dipingono sentimenti umani, usando personaggi e avvenimenti delle storie di guerra, delle leggende e dei racconti popolari.