La percezione del tempo
I ritmi biologici e la loro relazione con la psichiatria : Ritmi circadiani
Confrontando l’orologio interno con quello esterno, e chiedendo a dei soggetti di fare stime ripetute di intervalli di tempo prefissati, essi tendono ad un graduale incremento del tempo stimato, suggerendo che ci sia un progressivo rallentamento dell’orologio interno. Si chiese a dei soggetti di individuare una durata fissa di tempo: le loro stime cominciarono con l’essere solo poco più lunghe del tempo reale, per divenire via via più lunghe. Il periodo intrinseco del ritmo circadiano negli esseri umani è approssimativamente di venticinque ore, ma viene di solito modificato da stimoli esterni come la luce del giorno (Wehr, Goodwin, 1983).
Si è inoltre riscontrato che la sovrastima dell’intervallo di tempo è maggiore nelle ore del mattino, rispetto al pomeriggio; tutto ciò è correlato con la temperatura corporea: l’orologio interno accelera all’aumento della temperatura corporea. Ci sono notevoli evidenze, anche se indirette, che i ritmi circadiani sono associati in modo causale con i disturbi affettivi (Thompson, 1984). Il risveglio precoce al mattino e le variazioni nell’arco della giornata, con l’umore più gravemente depresso al mattino, sono considerati sintomi biologici della depressione, e si è postulato che rappresentino un avanzamento di fase del ciclo sonno-veglia. In altri termini ogni periodo di tempo si verifica prima del solito rispetto al ciclo luce-buio. Nella depressione è presente una modificazione del sonno paradosso (REM) che si manifesta più precocemente nel corso della notte, ed anche questo può essere considerato un avanzamento di fase del ritmo circadiano. La deprivazione di sonno è stata usata con vario successo nel trattamento della depressione; sono state compiute delle ricerche sugli aspetti genetici e familiari del disturbo del sonno, sui disturbi del sonno nella depressione e in altre condizioni non psichiatriche, nonché sul rapporto dei disturbi del sonno nella depressione con altre modificazioni neuroendocrine (Vogel et al., 1980; Linkowski, Mendlewicz, 1993).
Nella depressione, le modificazioni della temperatura e del livello di cortisolo nell’arco delle ventiquattr’ore sono state interpretate come un avanzamento di fase del ritmo circadiano, anche se i risultati sono equivoci. L’azione dei farmaci antidepressivi è stata indagata nei termini del loro effetto sul ritmo con l’allungamento dei cicli intrinseci del riposo, della temperatura e del sonno, ma ancora l’evidenza non è chiara. Studi sulle persone che viaggiano attraverso i fusi orari hanno suggerito che viaggiare da est a ovest è più facilmente associato con la depressione, e da ovest a est con l’ipomania (Jahuar, Weller, 1982). Tuttavia studi sui ritardi di fuso orario non hanno confermato questa associazione (Arrendt, Marks, 1982), e i lavori originali non sono stati replicati. È stato suggerito che ci sia un ritmo accorciato, meno di ventiquattr’ore, negli schizofrenici cronici. Anomalie dei ritmi circadiani sono state descritte, pur non del tutto sostanziate, anche nell’anoressia e nelle personalità nevrotiche.
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La percezione del tempo
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Informazioni tesi
Autore: | Raffaele Perna |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Neuroscienze cognitive |
Relatore: | Enrico Di Pace |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 54 |
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