I grandi Tribunali in età Moderna in Europa: nascita, sviluppo, declino
I principali Tribunali d’Età Moderna
Sacra Rota Romana
La Sacra Rota Romana è considerata il più antico tribunale del mondo cattolico. Istituita durante la permanenza del papato ad Avignone nel 1331 e quindi, ad eccezione degli altri tribunali, la Rota non nasce nell'Età moderna, ma la sua origine risale al Medioevo. La Rota doveva occuparsi degli affari giudiziari in ultima istanza per conto del Papa ed era costituita da membri detti Auditores Domini Papae ossia uditori del signor Papa, i quali intorno al 1330 definirono delle raccolte private di giurisprudenza rotale. Nello specifico, ra il 1336 e il 1381, vennero redatte cinque raccolte di scritti che vennero chiamati decisiones in quanto questi non costituivano le sentenze, ma le ragioni giuridiche delle stesse. Tali collezioni sono costituite da un materiale vasto ed eterogenee composto da massime, brevi conclusioni e resoconti giudiziari più estesi. A partire dal 1563, da quando si rese obbligatoria la redazione scritta delle decisiones, abbiamo una serie ricchissima di decisioni a stampa dette Antiquiores, Antiquae e Novae, formata da venticinque volumi pubblicati durante gli anni che vanno a dal 1558 al 1684.
Questi scritti si diffusero in tutta Europa in quanto erano considerati una fonte fondamentale nella formazione del diritto comune europeo.
Possiamo considerare quindi la Rota Romana il più importante tribunale d'Europa sia nel Medioevo sia nell'Età Moderna; la sua importanza deriva proprio dal numero, dal prestigio e dalla diffusione delle sue raccolte di decisiones.
La Sacra Rota Romana funzionava, nello Stato Pontificio, come massimo organo giudiziario e civile, come supremo tribunale nelle materie disciplinate dal diritto canonico in tutti i paesi cattolici. Diversi sono i motivi che hanno facilitato la diffusione in tutta Europa della giurisprudenza rotale romana e tra i tanti uno è legato al fatto che i suoi giudici che dovevano essere tutti ecclesiastici, erano molto preparati e competenti e rappresentavano i diversi paesi cattolici nominati dal Papa. Progressivamente la competenza della Rota romana, ricorda Ascheri, vide restringersi il suo raggio d'azione, a causa della volontà degli Stati di allargare per quanto possibile le competenze dei loro tribunali79.
Nella procedura rotale un ruolo importane era rivestito da un giudice uditore, detto ponens il quale seguiva tutto l'iter processuale fino alla sentenza ma, non aveva diritto di voto all'interno del collegio composto dagli auditores, al cui consiglio era invece vincolato in vista della sentenza definitiva. Notiamo come ci fosse una separazione fra la fase di istruzione della causa, di carattere monocratico, che avveniva dinanzi ad uno solo degli uditori, il giudice relatore, e la decisione finale che aveva carattere collegiale. Le parti ponevano i loro dubia, ossia le questioni giuridiche controverse, al relatore, a cui esprimevano anche i loro orientamenti sui vari punti del caso. Il ponens raccoglieva i loro pareri, istruiva la causa e la portava di fronte al collegio. Quando il giudice relatore riteneva conclusa l'istruttoria invitava le parti ad allegare per iscritto le questioni di fatto e le questioni di diritto, le presentava al collegio, davanti a tutti gli uditori, facendo una relazione della istruzione, dopodiché ciascuno uditore esprimeva il suo voto che, in realtà, rappresentava la motivazione di quella che sarebbe stata la futura sentenza.
La decisio rotale dunque rappresentava l'atto in cui venivano esposte, a cura dell'editore ponente, le conclusioni motivate dei giudici sulla questione sottoposta alla loro attenzione e comunicata alle parti, prima della pronuncia della sentenza definitiva. Dopo questa fase, le parti litiganti potevano proporre delle controdeduzioni volte a dimostrare l'infondatezza della decisio, che a loro volta venivano accolte o respinte con una decisio. Seguendo lo schema della decisio la parte perdente aveva la possibilità di replicare o di abbandonare la causa. Nel primo caso al ponens venivano comunicati altri spunti da tener in considerazione e che lo portavano ad elaborare una nuova decisio; nel caso di abbandono della causa, invece, la questione si riteneva conclusa e la motivazione si sarebbe tradotta in sentenza definitiva. [...]
79 Cfr. M. Ascheri, Introduzione storica al diritto moderno e contemporaneo, Giappichelli Editore, Torino, 2008, pag. 145.
Questo brano è tratto dalla tesi:
I grandi Tribunali in età Moderna in Europa: nascita, sviluppo, declino
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Informazioni tesi
Autore: | Roberta Borrelli |
Tipo: | Laurea magistrale a ciclo unico |
Anno: | 2021-22 |
Università: | Università Telematica "E-Campus" |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Antonio Grilli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 124 |
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