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IL sistema RAEE: elementi gestionali e di sostenibilità nella provincia di Milano

I principali impianti che trattano RAEE

Le tre ditte che, sulla base dei dati forniti dai comuni e raccolti in ORSO, ricevono i maggiori quantitativi di RAEE nella provincia di Milano sono la Relight, la Società Elettrica Valtellinese (S.E.VAL.) e la Elettro Recycling (ex Falcambiente). Tutte e tre provvedono all’effettivo recupero dei RAEE. La Relight ha ricevuto, nel 2008, 3.805,6 t di RAEE, la S.E.Val. 2.398,9 t mentre la Elettro Recycling 2.003,8 t. Eccezion fatta per la ditta Nuova Beretta, che recupera 1.481,2 t, tutte le altre ditte che si occupano di RAEE trattano quantità inferiori alle 700 t.
Si è rivelato interessante seguire i flussi di RAEE e i destini delle loro componenti per poter avere una panoramica del ciclo di vita dei materiali.
A questo proposito vediamo quali sono i principali materiali che queste ditte recuperano dai RAEE e, ove sia possibile, i principali acquirenti delle MPS. Per la Relight si rimanda al capitolo 4, dedicato interamente all’attività di questa ditta.
La S.E.VAL. svolge due tipi di attività: la progettazione di elettrodi, che esula da questa analisi, e il trattamento di RAEE, affidati alla divisione Ecologia. Si tratta in particolare di frigoriferi, che sono probabilmente i RAEE da cui è possibile recuperare le percentuali maggiori di materiali. Allo stesso tempo i frigoriferi sono i RAEE le cui operazioni di trattamento risultano più rischiose, a causa della presenza di CFC (Cloro Fluoro Carburi) come gas refrigeranti in quantità notevoli.
Il recupero riguarda principalmente ferro, rame, alluminio e plastica, ottenuti dalla triturazione dei frigoriferi e separati in base al loro peso specifico. Questi metalli rappresentano materie prime seconde destinate alle fonderie, mentre la plastica segue uno specifico ciclo di recupero.
L’attività dell’Elettro Recycling srl consiste nello stoccaggio di RAEE, anche pericolosi, provenienti da raccolta differenziata, che vengono sottoposti a trattamento funzionale al recupero. Essa si occupa, inoltre, dell’eventuale riutilizzo di apparecchiature e componenti rese nuovamente in grado di funzionare. Questo procedimento prevede la diagnosi delle apparecchiature, per verificarne l’efficienza e la possibilità di un riutilizzo diretto come parti di ricambio.
Rimanendo nel contesto del prolungamento del ciclo di vita del prodotto, l’attività di riutilizzo è una fase che può percorrere anche vie parallele a quelle del mercato tradizionale. Ad esempio una ditta che ha bisogno di rinnovare il proprio parco computer o strumentazione elettronica con modelli più recenti, cedono le vecchie apparecchiature a scuole o enti no profit.
Dalla triturazione delle carcasse, che viene effettuata mediante un mulino dotato di catena rotante ad alta velocità, tecnica in grado di produrre i migliori risultati in termini di efficacia di trasformazione, si ottengono metalli e plastiche.
I gas contenenti CFC e Ciclopentano sono aspirati e raccolti in bomboloni; le polveri vengono anch’esse aspirate e stoccate in big bags. La frazione ferrosa viene asportata per via magnetica e destinata alle fonderie. I metalli non ferrosi (Alluminio e Rame in prevalenza) vengono sottoposti a omogeneizzazione granulometrica e a raffinazione fino ad assumere una conformazione tondeggiante. Dai metalli non ferrosi, stoccati in container, vengono ulteriormente separate le plastiche eterogenee. Quest’ultima frazione viene ceduta, in big bags, a operatori specializzati i quali, attraverso proprie tecnologie, riescono a selezionarla in modo più accurato.

Questo brano è tratto dalla tesi:

IL sistema RAEE: elementi gestionali e di sostenibilità nella provincia di Milano

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Informazioni tesi

  Autore: Greta Giulia Silberberg
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Pavia
  Facoltà: Scienze Ambientali
  Corso: Scienze e tecnologie per l'ambiente e la natura
  Relatore: Cristina Cordoni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 87

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