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Vite di petrolio. Gela: dal cotone al green

I media e l’educazione alla sostenibilità

Sin dalla nascita dell’industrializzazione in Sicilia, ed in particolare a Gela, uno degli elementi fondamentali, che ha portato un vantaggio all’azienda petrolifera, è stato il consenso della popolazione, che ha vissuto nelle zone in cui sono stati costruiti stabilimenti industriali. La narrazione di uno sviluppo, che è stato dettato dall’evoluzione industriale, è sempre stato il tassello base da cui partire per analizzare il “caso Gela”. Nella prima parte del racconto, Enrico Mattei nella ricerca del consenso popolare pose in campo tecniche e strumenti utili all’obiettivo finale, che egli si era prefissato: avere l’approvazione da parte del popolo gelese, ma anche da parte dei “piani alti”.
Mattei per dimostrare come l’attività petrolifera potesse essere un mezzo innovatore utile al territorio e creatore di occupazione, si servì di vari documentari prodotti da ENI con l’aiuto di figure esterne quali: Vittorio De Seta e Franco Dodi. Dunque, visionando i filmati d’epoca è emerso un clima di esaltazione derivante dalla costruzione di questa grande opera, in una zona prima destinata ad altre attività. Dalle scene riprese si è percepita, oltretutto, l’integrazione sociale dei lavoratori all’interno delle navi, durante i lavori in mare aperto successivi alla scoperta dei giacimenti di petrolio in mare. In particolare, nel documentario che per primo mostrò la realtà petrolifera140, si è evidenziato come all’esaltazione dell’innovazione industriale derivante dai giacimenti petroliferi, corrispondano anche effetti positivi, dal punto di vista sociale. Dunque, questi uomini pur essendo provenienti da diverse zone d’Italia, appartenenti a diverse culture, mentalità e tradizioni, hanno abbandonato la “nave del pregiudizio” per abbracciare «l’affratellamento del comune lavoro»141. Ma anche per sentire il senso di appartenenza ad un unico progetto: la realizzazione di un’impresa, permettendo così la rinascita di un territorio. Se in mare aperto la situazione fu calma, stessa cosa non si poté dire per la terraferma. Ricordando come all’interno della città, l’integrazione sociale tra lavoratori del Nord e popolazione siciliana, non avvenne immediatamente.
Da un ulteriore documentario di Simone Misiani142, si è potuto scrutare il volto della modernizzazione, che si è voluto insediare nel territorio. Ma l’obiettivo finale dell’industrializzazione nel caso analizzato, ha presentato caratteri che in un certo senso hanno visto Gela come una città da sviluppare, poiché la realtà occupazionale precedente (ovvero l’agricoltura) è stata vista come misera. Dunque, secondo la visione ENI, è stato necessario salvare la società e preservare la dignità legata all’identità culturale attraverso una «rivoluzione democratica»143. Ma nonostante i vari sogni e sforzi da parte dell’azienda di dar vita ad un nuovo impero, a volte lo stabilimento petrolifero in città è sembrato quasi percepito come una «cattedrale nel deserto»144.

La realizzazione di uno sviluppo incompleto all’interno della città e le conseguenze derivanti dall’operato della grande azienda, hanno portato la città sulla bocca di molte testate giornalistiche, non in modo positivo. Ma il cambiamento per essere efficace avrebbe dovuto provenire dall’interno. Tra coloro che si resero conto della delicata situazione ci furono i gruppi ambientalisti e giornalisti come Giuseppe Fava, i quali criticarono aspramente gli effetti dell’industria.
Soprattutto quest’ultimo scrisse una serie di articoli, racchiusi poi in un unico volume che venne pubblicato nel quotidiano “La Sicilia”, in cui denunciò l’attività e le scelte politiche che furono attuate dalle aziende petrolifere in Sicilia. Sottolineando come l’evoluzione e lo sviluppo avessero contemporaneamente distrutto i territori (di conseguenza l’ambiente, l’economia e la stessa società). Il giornalista, in particolare, si focalizzò sul “caso Gela”, criticando l’ENI per aver raccontato una “favola” alla popolazione e dunque, illudendola di poter migliorare le loro vite e prospettare un futuro fiorente. Cosa che in parte la città ottenne, ma avendo effetti specchio negativi145.
I giornali non sono stati gli unici mezzi di comunicazione del disappunto. Ma anche la stessa opinione pubblica ha compreso che a lungo andare, le conseguenze si sarebbero moltiplicate se non cessate. Dunque, la visione più limpida da parte della popolazione portò la stessa a ribellarsi. Questa presa di coscienza popolare, ha indotto (in un certo senso obbligò) ENI a ridefinire la sua politica aziendale e le sue azioni. Per cui l’azienda si prodigò ad investire su strumenti di livello maggiore, in modo da iniziare un percorso di “depurazione” dalle vecchie scelte, che hanno portato a conseguenze quasi irreparabili. Nel 1974, costruì un primo impianto per depurare le acque inquinate dal petrolio (derivanti dalle petroliere poste lungo il pontile dello stabilimento). Il cambiamento coincise anche con la riduzione della raffinazione, a causa della crisi del petrolio del 1973.

L’attivismo sviluppatosi negli ultimi anni, ha dato vita anche ad un attivismo giudiziario, nei confronti di situazioni ambientali poco lecite. Gli effetti giudiziari del caso furono un elevato numero di denunce nei confronti dell’azienda petrolifera, che fece di Gela la sua roccaforte della distruzione petrolifera. Le denunce effettuate nel corso del tempo hanno permesso di sgominare varie azioni illecite, come l’inquinamento di varie zone del territorio146.
Oggi più che mai i media e la tecnologia fanno parte delle nostre vite. Dopo anni di errori e consapevolezze, l’azienda ha deciso di cambiare in modo radicale il suo operato e la sua gestione sul territorio. Partendo proprio dalla conversione della Raffineria in Bioraffineria, puntando sulla bonifica del territorio (anche in base a normative nazionali) ed attività di monitoraggio.
Ma andando avanti nel tempo, servirà sempre di più avere consapevolezza di lasciare alle future generazioni dei mezzi per poter rispettare l’ambiente ed il territorio in cui viviamo. Per cui, partire dalle scuole si identifica come la scelta migliore, per dar vita ad un programma di educazione alla sostenibilità, già ampliamente attuato in Italia. Azione che è stata sostenuta anche da Arpa Sicilia, che ha avviato il “Progetto Biogoal”147 con un laboratorio di bioeconomia presso il Liceo scientifico Elio Vittorini di Gela. Mediante metodi innovativi sono state simulate delle attività di rilancio dei siti SIN in Sicilia. L’obiettivo del progetto è stato quello di fondere l’ambiente, l’economia e la società, sulla base di uno sviluppo sostenibile. Focalizzandosi soprattutto sugli ambienti caratterizzati da inquinamento, che potrebbero essere recuperati.
Non solo il Liceo Vittorini è stato inondato dall’aria di novità. Ma anche tanti altri istituti scolastici, grazie agli investimenti economici, che sono stati sostenuti da ENI, per contribuire alla creazione di una sostenibilità educativa. Tra i vari investimenti, ad esempio, vi è stata la creazione del portale web “Gela, le radici del futuro” per il rilancio del territorio non solo dal punto di vista sostenibile, ma anche sulla storia, le tradizioni e l’archeologia di Gela148. Ricordando anche come, ENI ha investito sul rispristino dei siti culturali a Gela. Nel 2022, infatti sono stati conclusi i lavori di riqualificazione del Bosco Littorio (luogo di uno dei siti archeologici più importanti del territorio). All’interno di esso, inoltre, è stata realizzata una mostra dal titolo “Ulisse in Sicilia, i luoghi del mito”, con l’esposizione della nave greca149.
Di certo ENI in questi anni ha rilanciato un rinnovamento della sua figura come azienda ecosostenibile ed attenta alle normative vigenti. A partire, dal nuovo logo ENI che è stato realizzato dalle classi quinte del Liceo artistico di Gela. Esso fu realizzato tramite un concorso idee nel 2016, ispirandosi alla sostenibilità. Nel nuovo logo è stato rappresentato un cane-drago a sei zampe, dalla quale fuoriescono delle fiamme verdi. Con l’aggiunta della scritta “green light”150.
Mentre con il l’istituto tecnico industriale, è stato avviato un progetto di alternanza scuola-lavoro. Già dal 2016, ENI ha avuto particolare attenzione sull’istruzione collaborando con ben 5 istituti superiori. Inoltre, nell’anno scolastico 2021-2022, è stato avviato un progetto con le scuole per far approfondire ai giovani studenti, le dinamiche organizzative aziendali, all’interno della nuova Bioraffineria. Nel 2022, invece, è stato avviato il “Progetto School4Life” negli istituti superiori, come l’Ettore Majorana, per contrastare il fenomeno dell’abbandono scolastico, grazie anche a degli investimenti inerenti al materiale scolastico (come il comodato d’uso di tablet)151. Già da molti anni a questa parte, l’azienda ha puntato soprattutto sui più piccoli, per dare una spinta motivazionale al cambiamento già dalle scuole elementari, mediante spettacoli teatrali basati sulla narrazione sostenibile o con progetti di scrittura152.
L’obiettivo finale di tutti i progetti portati avanti è stata la stimolazione delle nuove generazioni a nuovi stili di vita compatibili alla sostenibilità, al riciclo delle risorse in natura e quelle già usate, riducendo gli sprechi. ENI è diventato, dunque, sostenitore delle linee indicate dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, in materia di sviluppo sostenibile.



140 De Seta V., Dodi F. ENI Gela 1959: pozzi a mare, 1960.
141 De Filippo, A., Per una speranza affamata. Il sogno industriale in Sicilia nei documentari dell’ENI, Torino, Kaplan edizioni, 2016, p.71.
142 Misiani, S., L’Italia migliore. Eni’s way, ottobre 2006.
143 Misiani, S., L’Italia migliore. Eni’s way, ottobre 2006, p.152.
144 Ivi, p.162.
145 Fava G., Processo alla Sicilia, in “La Sicilia”, ITES, Catania 1967, pp.77-93.
146 Saitta, P., L. Pellizzoni, Lo chiamavano «sviluppo»: il complicato rapporto di Gela con l’ENI, Archivio di studi urbani e regionali, n. 96, 2009, pp.19-20.
147 www.arpasicilia.it
148 Lutri A., Le “magie globali” dell’ENI a Gela: Industrializzazione, riconversione e patrimonializzazione, in «Illuminazioni» (ISSN: 2037-609X), n. 46, ottobre-dicembre 2018, pp.27-28.
149 Report locale di sostenibilità, ENI a Gela, 2022, p.21.
150 Ivi, p.32.
151 Ibidem.
152 Descalzi C. Il nostro impegno per l’accesso all’istruzione e alla formazione, in “Energy for education”, ENI, luglio 2023, p.49.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Vite di petrolio. Gela: dal cotone al green

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Informazioni tesi

  Autore: Soledad Cordalonga
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2023-24
  Università: Università degli Studi di Catania
  Facoltà: Scienze politiche e sociali
  Corso: Scienze dell'amministrazione e dell'organizzazione
  Relatore: Angelo Granata
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 85

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