L'applicazione degli IAS/IFRS al bilancio di esercizio

Le direttive hanno rappresentato il primo tentativo a livello comunitario di pervenire ad un unico ed organico corpus di principi contabili europei.
Ebbene, tali norme, pur avendo avuto il merito di determinare un certo grado di comparabilità dei bilanci delle imprese europee e quindi di uniformità tra i criteri contabili adottati nella loro redazione, hanno manifestato nel corso del tempo notevoli limiti; nell’ambito delle stesse venivano, infatti, proposti trattamenti contabili alternativi (opzioni) che hanno generato inevitabili differenze nel momento in cui sono state recepite negli ordinamenti giuridici degli Stati membri. Infatti, nell’ambito di ciascun Paese, sono state scelte le opzioni contabili che più di altre erano in sintonia con la situazione socio-economica e la tradizione contabile del Paese stesso.
Esse hanno portato, quindi, ad una armonizzazione contabile “per paese”.
Le lacune e i limiti delle direttive sono stati inoltre accentuati dai lunghi tempi di recepimento delle stesse e dall’evoluzione dello scenario finanziario internazionale.
Tutto ciò ha indotto la Comunità Europea a ripensare profondamente la strategia UE in tema di coordinamento delle norme contabili, contribuendo attivamente al processo internazionale di standardizzazione pur preservando, nel contempo, i risultati raggiunti a livello comunitario in tema di armonizzazione10.
L’obiettivo centrale, sotteso alla nuova impostazione, è stato quello di assicurare che i valori mobiliari delle imprese UE potessero essere negoziati non solo sui mercati finanziari europei ma anche su quelli internazionali, sulla base di unico insieme di principi d’informativa contabile.