La banlieue in Francia: analisi storica e socio-linguistica

Per parte delle nuove generazioni la rassegnazione, l'impotenza e l'esclusione fanno sì che la vita perda di valore e assuma lo stesso senso della morte con conseguenze spesso gravi sia per sé stessi che per gli altri. Un esempio eclatante è l'adesione allo jihadismo
in modo molte volte superficiale e senza considerarne le tragiche conseguenze. Con questo termine, coniato di recente (XXI sec.), si fa tradizionalmente riferimento al macro-fenomeno del fondamentalismo islamico che, attraverso una multiforme costellazione di soggetti e raggruppamenti, promuove il ‘jihad’ (la guerra santa) contro coloro che a vario titolo sono considerati infedeli.

I territori interessati da questo fenomeno hanno un sistema di governo chiamato Califfato (adottato per la prima volta il giorno stesso della morte di Maometto) come rappresentazione dell’unità politica degli islamici. Il più recente rinvenimento del termine califfato si inserisce nel contesto delle crisi irachene e siriane; risale al giugno del 2014, quando un gruppo di jihadisti, autoproclamatosi Stato Islamico (ISIS), ha annunciato l'istituzione di un califfato guidato da Abu Bakr al-Baghdadi, il cui potere si estende dalle città irachene di Mossul e Rutba, fino a quelle siriane di Aleppo e Dayr az Zor.

Sia ragazzi che ragazze in età adolescenziale vengono abbindolati dalle false promesse dei predicatori che li incitano a rivendicare i loro diritti unendosi al Califfato. L’Isis ha saputo utilizzare i problemi relativi alla loro situazione economico-sociale e associarli ai precetti islamici causando un irrigidimento e una radicalizzazione dei loro principi. Questo è il motivo della loro chiusura e del rifiuto di ogni forma di integrazione con la cultura occidentale considerata straniera, eretica e miscredente.

Ma in che modo questi giovani entrano in contatto con i predicatori? Interessante è l'intervento del sociologo Khosrokhavar che afferma:

Per costoro, l’adesione all’Islam radicale rappresenta un modo per sacralizzare il proprio odio e per legittimare e giustificare la propria aggressività. Tra loro emergono delle caratteristiche comuni: delle vite marginali nelle banlieue, arresti e periodi di detenzione, ed è proprio in carcere che spesso entrano in contatto con dei sedicenti predicatori che li avvicinano ad una versione integralista della religione musulmana, viaggi iniziatici, dapprima in Afghanistan, Pakistan o nello Yemen e, negli ultimi anni, soprattutto in Siria e, infine, una volontà di rottura con la società in cui sono cresciuti che si opera in nome della Guerra santa.