La devianza minorile e la comunità come modalità d'intervento
I fattori che influiscono sull'attuazione di un comportamento deviante
Nel tentativo di definire al meglio il concetto di devianza, nei paragrafi precedenti sono inevitabilmente emersi anche i possibili elementi coinvolti nella manifestazione della stessa; infatti, tra le varie teorie descritte, è stato già reso evidente che l'insorgenza di atti devianti potrebbe dipendere da anomalie o predisposizioni individuali di carattere bio-psicologico, elementi problematici insiti nella struttura sociale, specifiche variabili demografiche, processi di etichettamento e di controllo sociale.
Nonostante ciò, è utile menzionare i fattori che sono stati analizzati in modo più dettagliato proprio in relazione al comportamento deviante, soprattutto per quanto concerne quello attuato durante il periodo adolescenziale, particolarmente esposto a rischi di questo tipo perché si tratta di una fase durante cui vi sono profondi cambiamenti comportamentali, psichici e sociali, si tenta di affermare la propria identità ed autonomia e si è più influenzabili da tutto ciò che è parte dell'ambiente esterno (Chello et al., 2021).
La devianza minorile, quindi, è legata soprattutto ai contesti familiare e scolastico e alla pressione da parte dei pari, che rappresentano sia dei fattori di rischio sia dei fattori di protezione (Cioban et al., 2021). L'interesse per l'influenza familiare viene introdotta già con la teoria dell'autocontrollo messa a punto da Hirschi e Gottfredson secondo cui, quando i genitori non sono in grado di sostenere i propri figli né di controllare il loro comportamento, ci si trova davanti a delle capacità genitoriali inadeguate che rappresentano la base per un basso autocontrollo da cui, a sua volta, scaturiscono i comportamenti devianti dell'adolescente (Jo & Zhang, 2013).
Tuttavia, la genitorialità non agisce solo in modo indiretto sul comportamento deviante, anzi la sua influenza è molto spesso diretta: attraverso numerose analisi sugli effetti del parental monitoring nei confronti dei comportamenti a rischio in adolescenza, è stato osservato che "esso è significativamente correlato a comportamenti considerati problematici, quali uso precoce di droga, alcol, tabacco ed atti delinquenziali" (Trincas et al., 2008, p. 410).
Inoltre, seguendo la teoria di Bandura, a volte i genitori potrebbero semplicemente rappresentare il modello seguito, per cui sono essi stessi i primi a mettere in atto dei comportamenti non convenzionali: il primo modello a cui bisognerebbe prestare attenzione è la relazione tra i genitori, poiché più essa sarà caratterizzata da collaborazione, amore e rispetto, più l'ambiente sarà pacifico, e minore sarà la probabilità che i figli siano coinvolti in comportamenti antisociali (Cioban et al., 2021).
Anche l'apertura al dialogo da parte dei figli può essere un indicatore importante, in quanto bassi livelli di comunicazione sono correlati ad un più alto rischio di comportamenti devianti (Trincas et al., 2008). Bisogna, quindi, promuovere una comunicazione e un sostegno emotivo adeguati, stabilire delle regole precise e supervisionare le attività dei figli, così da garantire una diminuzione del rischio, dal momento in cui uno stile genitoriale simile può addirittura modulare gli effetti provocati dai fattori genetici ed ambientali, per esempio trasmettendo all'adolescente delle buone strategie di coping e tecniche di gestione delle emozioni negative (Chello et al., 2021).
Questo brano è tratto dalla tesi:
La devianza minorile e la comunità come modalità d'intervento
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Informazioni tesi
Autore: | Caterina Coppola |
Tipo: | Tesi di Master |
Master in | Criminologia critica e Sicurezza sociale |
Anno: | 2023 |
Docente/Relatore: | Luca Sterchele |
Istituito da: | Università degli Studi di Padova |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 55 |
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