Il rapporto tra l’ordinamento giuridico italiano e la CEDU: l’efficacia delle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo
I fatti
Con la sentenza del 3 agosto 1994, divenuta irrevocabile il 27 marzo 1996, Dorigo Paolo venne condannato a tredici anni e sei mesi di reclusione e al pagamento di una multa di £ 4.000.000 per i reati di associazione a finalità terroristiche, ricettazione, banda armata, detenzione e porto illegale di armi, attentato per finalità terroristiche e rapina. Dorigo aveva successivamente adito la Corte europea dei diritti dell’uomo la quale, con sentenza 9 settembre 1998, dichiarava che il processo a carico di Dorigo era stato non equo per violazione dell’art. 6 CEDU poiché la condanna era stata basata su dichiarazioni rese nel corso delle indagini preliminari da tre coimputati i quali avevano però in dibattimento si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. Premesso ciò la Corte stabiliva che la detenzione del Dorigo era illegittima. La Corte di Cassazione riteneva non ammissibile tale tesi poiché, a norma dell’art. 670 cod.proc.pen, l’indagine affidata al giudice dell’esecuzione è limitata al controllo dell’esistenza di un valido titolo esecutivo, mentre restano preclusi sia il rilievo delle eventuali nullità verificatesi nel giudizio di cognizione sia le valutazioni riguardanti il merito dello stesso, dunque il giudicato penale prevale pur essendosi formato a seguito di un processo considerato non equo dalla Corte di Strasburgo. Inoltre la richiesta di scarcerazione non poteva essere accolta in quanto, non esistendo nel sistema giuridico italiano un rimedio per la rinnovazione di un processo considerato iniquo dalla Corte EDU, la liberazione di Dorigo rappresenterebbe la sospensione sine die di una pronuncia di condanna senza che alcuna autorità possa poi deciderne la sorte. Il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Udine proponeva ricorso in cassazione per inesatta applicazione degli articoli 666 e 670 cod. proc. pen. Argomentando che l’indagine devoluta al giudice dell’esecuzione doveva impostarsi al fine di chiarire se l’art5, par. 2, lett. a) della CEDU precluda l’esecuzione di una condanna discendente da un processo considerato non equo a norma dell’art. 6 CEDU.
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Informazioni tesi
Autore: | Alessandra Coppola |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi della Calabria |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Claudio Di Turi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 56 |
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