Il collocamento dei disabili
I disoccupati volontari e le sanzioni a loro carico
L'art. 19 l.n.482 del 1968 richiedeva agli appartenenti alle categorie protette, l'ulteriore requisito della disoccupazione, ai fini dell'iscrizione al collocamento obbligatorio. Restava irrisolto il problema della disoccupazione volontaria, che riguarda i casi in cui il prestatore rifiuta l'offerta di lavoro conforme alle sue capacità e disponibilità, oppure i casi di dimissioni da precedenti impieghi idonei ottenuti obbligatoriamente.
La giurisprudenza si divideva nell'orientamento; con più frequenza riconosceva la tutela anche ai disoccupati volontari, che però si rettificava dall'affermazione che le cause di disoccupazione erano immeritevoli qualora fossero illecite, simulate, finalizzate all'ingiusto profitto, o all'elusione di norme imperative.
Dal punto di vista giurisprudenziale, era legittimo il rifiuto d'assunzione da parte del datore di lavoro, nei confronti di un invalido in precedenza dimessosi dietro compenso, dallo stesso posto di lavoro ottenuto in via obbligatoria.
In considerazione dell'applicabilità dei principi generali del collocamento ordinario, secondo la sentenza della Corte Costituzionale n. 93 del 1985, la dottrina riteneva applicabile la regola ordinaria, dettata dall'art.12, l.n.57 del 1987, sulla decadenza dall'indennità di disoccupazione e cancellazione dalle relative liste, a carico del disoccupato che rifiutava per due volte consecutive e senza giustificato motivo l'offerta di posti di lavoro a tempo indeterminato.
Si considerava applicabile anche l'altra regola, dell'art.9 l.n. 223 del 1991, sulla decadenza dall'indennità di mobilità e cancellazione dalle relative liste.
L'art.8, 1°comma l.68/99 richiede come nella precedente disciplina, la condizione della disoccupazione ai fini dell'iscrizione nell'elenco del collocamento obbligatorio. Invece la nuova previsione contenuta nell'art.10, 6°comma della l.n°68/99, commina la perdita dell'indennità di disoccupazione e la cancellazione dalle liste di collocamento, per sei mesi, a carico dell'iscritto che per due volte consecutive, senza giustificato motivo, non risponda alla convocazione, in altre parole rifiuti il lavoro offerto conforme alla qualifica e disponibilità dichiarate. Questa norma è mutuata dall'analoga regola più rigida vigente nell'ambito del collocamento ordinario, il quale dispone la decadenza dall'indennità di disoccupazione e la cancellazione dalle liste per il lavoratore che, senza giustificato motivo, rifiuti il posto di lavoro a tempo indeterminato, conforme ai suoi requisiti professionali (art.30, 2°comma, l.n.223 del 1991).
Questa specifica previsione potrebbe intendersi nel senso che il legislatore abbia volutamente escluso l'applicabilità della disciplina dell'indennità di mobilità al collocamento obbligatorio, in conseguenza il disoccupato invalido fruente d'indennità di mobilità che rifiuti posti di lavoro conformi, non sarebbe punito con la cancellazione dalle liste di collocamento obbligatorio, anche se perderebbe l'indennità di mobilità e sarebbe cancellato dalle liste relative. In ogni modo la regola dell'art.10 della l.n.68, si deve intendere in un significato rivolto all'esclusione della tutela nei confronti dei disabili che si dimostrino certamente disinteressati ad un lavoro conforme alle capacità e disponibilità dichiarate.
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Il collocamento dei disabili
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Informazioni tesi
Autore: | Giovanni Polidoro |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2000-01 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Franco Calà |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 138 |
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