Nel nome di Erasmo. Evoluzione storica ed evidenze empiriche di una politica europea
I difficili negoziati del progetto Erasmus
Sempre grazie all'interessamento della Commissione Europea, nel 1987 partì il programma d’azione comunitario destinato a diventare il più fortunato e celebre. Poco dopo aver proposto il programma COMETT e poco prima di lasciare le deleghe agli Affari Sociali e all'Istruzione a Marín, Sutherland elaborò un progetto, che aveva chiamato Erasmus, di mobilità degli studenti universitari. Il nome rendeva omaggio all'umanista e teologo fiammingo Erasmo da Rotterdam, ma è anche un acronimo: esso significa EuRopean community Action Scheme for the Mobility of University Students. Il progetto prevedeva, sulla base di una cooperazione interuniversitaria, la mobilità degli studenti e dei docenti, però implicava un cospicuo aumento del bilancio comunitario. A dispetto di copiosa letteratura, anche specialistica, che racconta di una fase negoziale tutto sommato fiduciosa ed entusiastica, l'implementazione dell'Erasmus non è stata priva di ostacoli e diffidenze. Era diverso tempo che il Parlamento Europeo spingeva per un'azione concertata in ambito di istruzione generale che superasse i pur discreti Programmi Comuni di Studio. La corposa Risoluzione approvata dall'Assemblea nel 1984 sull'insegnamento superiore e sullo sviluppo della cooperazione universitaria nella Comunità, rammentando l'obbligo (sic) scritto nel TCEE di arrivare al mutuo riconoscimento dei diplomi e dei periodi di studio, affermava che fosse
indispensabile sviluppare lo scambio delle conoscenze e favorire la mobilità degli insegnanti e degli studenti per rispondere ai cambiamenti della società nella quale la scienza e la cultura avranno un ruolo sempre più traente.
Secondo l'Assemblea, un'eventuale azione europea a sostegno della cooperazione intrauniversitaria si sarebbe rivelata importante per:
– sviluppare una coscienza e un'identità comune europea,
– rinnovare le antiche tradizioni di scambi tra universitari europei,
– ricucire lo “strappo” scientifico con USA e Giappone (dimostrato dalla scarsità di brevetti e Premi Nobel europei, dalla disoccupazione e dalla preminenza delle tecnologie americane e nipponiche),
– rispondere ai cambiamenti della società,
– contrastare la crisi economica con la ricerca, l'istruzione, la cultura e l'innovazione,
– migliorare il collegamento tra mondo della scuola e mondo del lavoro,
– riformare il settore tenendo conto dell'autonomia e della competizione tra università,
– ridurre l'abbandono scolastico e accademico,
– permettere l'accesso agli studi per merito e non per possibilità economiche,
– incrementare la conoscenza delle lingue straniere.
Gli stessi ministri della Pubblica Istruzione sembravano convinti a far andare finalmente in porto la Risoluzione del '76 sul programma di azione in materia di istruzione e al Vertice di Milano fu demandata alla Commissione l'elaborazione di criteri per il riconoscimento degli esami sostenuti all'estero, lo European Academic Credit Transfer System.
Sutherland e la Commissione partirono da queste basi per rimaneggiare i Programmi Comuni di Studio, approfondendoli e ampliandoli sotto due profili fondamentali e collegati tra di loro, l’entità finanziaria e la prospettiva del completamento del mercato unico.
In primo luogo, lo stanziamento di fondi di cui godevano i PCS era chiaramente scarso e costituiva un limite alle possibilità di crescita dell'iniziativa. I circa seicento progetti che avevano ottenuto finanziamenti dalla Comunità avevano coinvolto un numero risibile di studenti e di professori. La crescente richiesta di partecipazione ai bandi di mobilità, peraltro, cozzava contro le esigue disponibilità della CEE. Fu allora che il responsabile della stesura materiale del progetto, il funzionario della DG Affari Sociali e Occupazione Michel Richonnier, azzardò un importo oltre ogni più fervida immaginazione, “non il 20 o il 30% in più rispetto ai Programmi Comuni di Studio, ma il 200% in più”. L'affermazione del francese era evidentemente una provocazione, ma venne polemicamente raccolta dal responsabile dei PCS Alan Smith, dal capo della Divisione della cooperazione nel settore dell'istruzione Domenico Lenarduzzi, da Jones e da Sutherland, determinati a incalzare gli Stati mettendoli in condizione di dimostrare coi fatti quello che avevano sempre dichiarato a parole. Così la proposta fu un programma permanente che avrebbe dovuto disporre di 175 milioni di ecu solo nel triennio 1987-1989.
Il secondo fine era quello di contribuire alla realizzazione del mercato unico entro il 1992, anche per mezzo della politica di istruzione. Secondo Sutherland, l'Erasmus
constituera également un élément essentiel dans le développement de la prise de conscience d'une interdépendance au sein de la Communauté, et participera ainsi à la réalisation et à la consolidation du marché interne qui sera la clé de la compétitivité européenne sur la scène mondiale dans les années à venir.
Se i vecchi Programmi Comuni erano visti semplicemente come un'occasione di maturazione socioculturale, il programma Erasmus avrebbe dovuto fin dalla sua prima applicazione aiutare a creare uno spazio europeo dell'istruzione superiore, analogo al mercato delle merci e dei servizi, che sarebbe stato utile quanto l'eliminazione tra le nazioni delle barriere non-tariffarie sui prodotti. Ciò, però, non equivaleva a una mera e strumentale “mercificazione” della cultura, poiché i riferimenti storici ai clerici vagantes europei e il progresso formativo delle nuove generazioni stava a cuore a Sutherland, a Delors e in generale alla Commissione Europea. La vera intenzione era, comunque, quella di dotare la Comunità di forza-lavoro qualificata, internazionalizzata ma con identità europea, capace di affrontare con successo le sfide della globalizzazione, attraverso laute borse di studio e un meccanismo affidabile di equivalenza degli esami e dei titoli esteri. Con l’Erasmus l'Europa si lasciava alle spalle i tanti impegni non mantenuti e si prefiggeva un ambizioso e preciso programma d'azione, pianificato nei tempi e nei modi. Il traguardo della Commissione Europea era permettere soggiorni riconosciuti a circa 10% degli studenti della Comunità entro il 1992, attraverso 44 mila borse di studio. […]
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Informazioni tesi
Autore: | Matteo Mezzalira |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Relazioni internazionali |
Relatore: | Damiano Palano |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 228 |
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