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Oltre la Tragedia dei Beni Comuni: La gestione delle Common-Pool Resources e il Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino

I Common Property Rights nella teoria dei Commons

“A Common-property regime is a property rights arrangement in which a group of resource users share rights and duties toward a resource.” (Margaret McKean, nel saggio Common Property in People and Forest).

Sebbene questa definizione venga sempre più frequentemente adottata dagli studiosi dei Commons, al di fuori degli ambienti che si occupano di questa teoria, oggi, non c’è ancora un significato univoco e generalizzato che possa essere attribuito al termine Common-property o Proprietà Collettiva. Questo termine viene spesso accostato a situazioni in realtà molto diverse fra loro. Fra gli studiosi di storia, quando ci si riferisce al termine Proprietà comune o collettiva, vengono in mente quelle realtà di cui abbiamo memoria sin dall’epoca Medioevale che comprendevano campi, boschi e pascoli sfruttati collettivamente dalla comunità del villaggio che sorgeva affianco. Altrove, ad esempio nella trattazione accademica di Hardin e Olphus, o nei saggi di Gordon 1954 e Demsetz 1967 e Alchian e Demsetz 1973, venivano indicate con questo termine quelle risorse in cui in realtà non era riconosciuto alcun tipo di proprietà, ma regnava un regime di free-access. Si è già tuttavia chiarito, anche in altri studi accademici, che quando si utilizza il termine Common Property non ci si dovrebbe riferire ad un regime di open access. Al fine di evitare confusioni Ostrom riconosce tre situazioni in cui si può parlare di open-access. In primis la condizione cosiddetta “Res Nullius”, come nella Tragedia descritta da Hardin non c’è alcun tipo di limitazione all’accesso e allo sfruttamento della risorsa. Ne sono un esempio oggi l’atmosfera e le acque internazionali. La seconda situazione definita tale da Ostrom riguarda quei Beni pubblici senza alcuna restrizione. Esiste una proprietà ( dello Stato ), ma c’è la volontà di non restringere a nessuno la possibilità di accedere e/o sfruttare la risorsa. In questi casi viene sviluppata, in genere, una regolamentazione da parte dell’istituzione pubblica, ma questa si applica indiscriminatamente a tutti i cittadini in ugual misura. Infine viene riconosciuto da Ostrom come regime di Open Access anche un qualsiasi tentativo fallito di regolamentare l’accesso ai non proprietari o il mancato rispetto delle quote assegnate , ovvero il superamento del limite imposto, da parte di ogni appropriatore autorizzato. Con la progressiva evoluzione della teoria dei Commons il termine Common-Property è stato sempre più utilizzato quindi per indicare uno status proprietario. Questo non è sempre definito chiaramente alla luce degli schemi del diritto classico, spesso la proprietà e la gestione possono risultare il prodotto di una dialettica fra istituti di diritto privato e istituti di diritto pubblico, con consistenti differenze fra le varie realtà locali studiate. In molte di queste situazioni la Common-Property dovrebbe essere considerata come proprietà privata condivisa ( corsivo mio ) come sostenuto da McKean e dalla stessa Ostrom. In questa parte cercheremo di sviluppare quest’ultimo significato del termine al fine di chiarire il più possibile cosa sia la Common-Property alla luce della teoria dei Commons. Per farlo è bene specificare che quando si parla di Common-Property Rights bisogna ricordarsi la distinzione fra Flusso di risorse e Stock di risorsa. In moltissimi casi infatti quando si tratta di definire i diritti di proprietà questi possono riguardare l’uno o/e l’altro. è implicito che in quei casi in cui la risorsa non è divisibile per ragioni oggettive ( ad esempio nel caso di un’area di pesca o di un bacino idrico ) i diritti di proprietà possono essere definiti esclusivamente sul flusso di risorse ( diritti di sfruttamento ). [...]

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Oltre la Tragedia dei Beni Comuni: La gestione delle Common-Pool Resources e il Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Molteni
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze storiche
  Relatore: Giulio Sapelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 173

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