Studio ecologico e sedimentologico della fauna di una spiaggia adriatica pugliese: Rosa Marina (BR)
I clasti o granuli
Questi sono frammenti di rocce preesistenti che hanno subito erosione, trasporto e deposizione. Da tali particelle, pertanto, si ottengono informazioni sulla provenienza (ossia le rocce o i sedimenti dai quali esse derivano) ed il trasporto (modalità, durata, entità, logorio, percorso, ecc.).
I clasti vengono distinti in due gruppi:
1. clasti terrigeni;
2. clasti indigeni.
1. I clasti terrigeni derivano dalla erosione di rocce emerse o sommerse e i frammenti risultanti vengono trasportati e deposti in un’area lontana e diversa da quella di provenienza. Essi si distinguono per varie caratteristiche, tra le quali le dimensioni.
- Clasti con diametro >2 mm (che formano le ruditi) sono frammenti di rocce o di sedimenti semicoerenti. I frammenti di rocce prendono il nome di litoclasti e le loro caratteristiche, in genere, indicano quelle della roccia madre, raggruppate nell’unico termine di litologia.
Quanto più il litoclasto è grande ed omogeneo, tanto più fedelmente esso rappresenta le caratteristiche della roccia madre. Nel sedimento finale si ritrovano soltanto i granuli più resistenti alla degradazione ed al trasporto. La sua maturità dipende dall’usura meccanica, ma soprattutto dalla durata e dall’intensità dell’alterazione chimica che a loro volta dipendono dal clima dell’ambiente di provenienza.
- Frammenti monomineralici, di dimensioni comprese tra 0,25 e 2 mm.
Tra questi, il minerale più comune (a causa della sua stabilità ed ubiquità) è il quarzo. Oltre al quarzo, tra i minerali più abbondanti vi sono anche i feldspati e le miche.
- I minerali dei sedimenti siltosi e argillosi, con dimensioni inferiori a 0,25 mm.
Nei silt aumentano i minerali meno stabili, cioè i feldspati e le miche; inoltre abbondano i minerali argillosi, presenti sia singolarmente che in aggregati formati da processi di flocculazione. I minerali argillosi, infatti, hanno due proprietà che li contraddistinguono: la prima è il loro comportamento colloidale grazie al quale non si depositano come singole lamelle ma come aggregati o fiocchi; la seconda è quella di derivare dalla trasformazione prevalentemente chimica (alterazione) di materiali primari, come l’idrolisi dei minerali delle rocce ignee ed il trasporto in soluzione verso mare.
2. I clasti indigeni derivano dalla frammentazione di rocce già presenti nell’ambiente di sedimentazione o dalla rimozione di particelle già presenti nel bacino stesso. Un gruppo importante di clasti indigeni è rappresentato dalle spoglie di organismi morti, come scheletri o gusci interi (biosomi) oppure frammenti di resti o di gusci degli organismi acquatici e non (bioclasti).
Molti bioclasti hanno composizione calcarea, come i frammenti o i gusci interi dei molluschi, le spine di echinoidi, i frammenti di alghe corallinacee; vi sono, però, anche bioclasti fosfatici, come i resti delle ossa dei vertebrati che si mescolano insieme ai materiali terrigeni e ad altri materiali organogeni formando, come rocce, le ruditi ossifere o “bone beds”. Infine vi sono anche i bioclasti silicei, più rari, poiché sono pochi gli organismi bentonici in grado di fissare la silice; tra questi vi sono i Poriferi, con le loro spicole silicee.
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Studio ecologico e sedimentologico della fauna di una spiaggia adriatica pugliese: Rosa Marina (BR)
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Informazioni tesi
Autore: | Rosa Scotti |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Bari |
Facoltà: | II Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali |
Corso: | Scienze e tecnologie per l'ambiente e il territorio |
Relatore: | Giuseppe Corriero |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 180 |
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