La strategia della casa editrice Einaudi
I Centopagine di Italo Calvino
Alla soglia degli anni Settanta Italo Calvino accettò di progettare e dirigere un'ulteriore collana di narrativa all'interno di casa Einaudi, "Centopagine".
Calvino, già collaboratore con Elio Vittorini de "Il Politecnico" e del "Menabò", continuava a rappresentare uno dei perni fondamentali della casa torinese.
La collezione, nell'arco dei quattordici anni, dal 1971 al 1985, anno in cui chiuse a causa di difficoltà economiche e di una certa disaffezione di Calvino, propose romanzi brevi e racconti di autori noti, ma anche di classici "nuovi", di particolare fascino per la lettura, per un totale di 77 titoli.
Presentando la collana Calvino aveva detto:
"Centopagine" è una nuova collezione Einaudi di grandi narratori d'ogni tempo e d'ogni paese, presentati non nei romanzi di vasto impianto, ma in testi che appartengono a un genere non meno illustre e nient'affatto minore: il "romanzo breve" o il "racconto lungo".
Dopo il ritorno al romanzo negli anni Trenta, negli anni Settanta era necessario tornare nuovamente a valorizzare la narrazione, soprattutto dopo le svalutazioni subite dall'avanguardia.
Il sottotitolo "Collezione di grandi narratori diretta da Italo Calvino", aveva la funzione di dare, con il nome di Calvino, sia una garanzia della bontà dei titoli pubblicati, sia di individuare un preciso ambito letterario: quello dei grandi narratori.
Calvino nella sua collezione riscoprì Un matrimonio in provincia, capolavoro di Maria Antonietta Torriani Torelli Violler, in arte la Marchesa Colombi, a partire dal quale l'aggettivo "grande" scomparve, e il sottotitolo divenne semplicemente "Collezione di narratori diretta da Italo Calvino".
Nella collana, prediligendo una narrativa basata sull'intensità, Calvino voleva rispondere a un fondamentale bisogno di "materie prime". Così fece, offrendo la materia prima del narrare, in grado di soddisfare un bisogno di storie sempre presente nell'uomo. Era questo, infatti, il carattere unificante dei "Centopagine".
L'autore, cercando di coinvolgere il più possibile il pubblico con dei testi che offrivano una lettura rivolta a vaste fasce di lettori, fece riferimento ai grandi classici romanzeschi del secondo Ottocento. La grande originalità della collezione era appunto la riscoperta di una zona della letteratura italiana di fine Ottocento e dei primi del Novecento, trascurata da critici ed editori.
Rispetto a Vittorini, sempre alla ricerca del nuovo e attuale, e della spregiudicatezza e infedeltà delle sue traduzioni, Calvino cercava sempre di adattare insieme libertà, novità e rigore anche negli apparati.
Alcuni dei titoli che riprende, soprattutto dei grandi stranieri, erano stati riproposti da altre collezioni e da altri editori, in particolare economiche (per esempio la "Bur"), ma la loro edizione nei "Centopagine" era del tutto nuova, sia per quanto riguardava le traduzioni, che per le prefazioni. Altri titoli erano invece assenti dal mercato italiano, altri ancora completamente dimenticati. Poche le novità assolute, ma di grande rilievo furono Il viaggiatore sfortunato di Thomas Nashe (1972) e Un romanzo politico di Laurence Stern (1981).
Non solo il letterato interviene nella scelta dei titoli, ma si impegnò anche nelle introduzioni, firmandone otto, e nelle quarte di copertina, firmandone quindici, anche se quasi tutte, almeno nei primi anni sono sue.
Tra i testi dei narratori che Calvino rivalutò, come documenti di un'epoca particolare della storia d'Italia, c'è Gli ammiratori di Giovanni Cena, pubblicato nel 1976. A proposito del testo Calvino sosteneva:
"Ripubblicandolo oggi non è certo come esempio di bella letteratura che lo presentiamo, ma come un documento di quel calderone di fermenti umanitari, miserabilisti, scientisti, nietzchiani e bohémiens da cui comincia a prendere forma una coscienza socialista nella cultura italiana alla fine dell'Ottocento, e particolarmente nella Torino positivista di Cesare Lombroso".
Tra gli scrittori dell'Ottocento rivalutati ci sono anche Edmondo De Amicis con Amore e ginnastica (1971), Gaetano Carlo Chelli con L'eredità Ferramonti (1972), a proposito del quale, nella quarta di copertina Calvino valorizzò lo "spaccato che mette in evidenza gli strati sociali in movimento, la saga famigliare dei rapidi cambiamenti di fortuna nella nuova capitale del nuovo Stato", aggiungendo: "era un bel romanzo, degno di avere un posto di rilievo nella storia letteraria di fine secolo".
Per Calvino il libro dell'italiana Clotilde Scanabissi Samaritani (pseudonimo di Nyta Jasmar), Ricordi di una Telegrafista, uscito nel 1975, come spiegò nella quarta di copertina, "era un romanzo singolare, sia come prodotto del liberty, sia come espressione di una rivolta femminile ante litteram".
In Un matrimonio in provincia della Marchesa Colombi, libro suggeritogli da Natalia Ginzburg, Calvino individuò una capacità della scrittrice di farsi ascoltare qualsiasi cosa raccontasse. Caratteristica comune e presente anche in Voci della sera, Valentino e Lessico famigliare della Ginzburg. Una sorpresa furono La vita di Scaramuccia (1973) di Angelo Costantini e Emiliano (1980) di Giuseppe Tortelli.
La scelta di rileggere la narrativa degli Scapigliati e di pubblicare L'Altrieri di Carlo Dossi e Alpinisti ciabattoni di Achille Giovanni Cagna (entrambi usciti nel 1972), fu dovuta alla particolare attenzione per gli aspetti espressionistici della scrittura.
Nella stessa direzione vanno anche le due opere di Dossi (Vita di Alberto Pisani '76 e La Desinenza in A del '81), Confessione postuma. Quattro storie dell'altro mondo (1977) di Remigio Zena, Memorie del presbiterio (1977) di Emilio Praga e Roberto Sacchetti, Il turno (1978) di Pirandello, Moscardino (1979) di Enrico Pea (raccolto con Il Volto Santo e con Il servitore del diavolo) e Con gli occhi chiusi (1983) di Federigo Tozzi. Con queste scelte, che definirono una linea novecentesca lontana sia alla prosa d'arte sia dai lasciti del verismo, si era nella fase conclusiva della collezione.
Ad occuparsi dell'impostazione, dei caratteri e degli ornamenti, sempre diversi, era Munari, che si informava sulle trame, sul personaggio principale per poi scegliere i fregi e i caratteri più adatti.
Di notevole interesse furono le traduzioni uscite nella collana: dei grandi scrittori russi (con cinque titoli di Dostoevskij), dei romanzieri francesi (Sthendal, Balzac, Flaubert, Maupassant), americani (ci sono cinque James), inglesi (in particolare Contrad e Stevenson). I pochi titoli tedeschi appartenevano alla stagione del romanticismo fantastico (Eichendorff, von Arnim, Hoffmann), mentre l'unica opera spagnola fu Lazarillo de Tormes, anticipatrice del romanzo moderno.
La copertina dei "Centopagine", come ha ricordato Roberto Cerati, presidente della casa editrice, "nacque dall'idea del grafico di utilizzare un catalogo di passamanerie che qualcuno corse immediatamente a procurare".
Questo brano è tratto dalla tesi:
La strategia della casa editrice Einaudi
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Informazioni tesi
Autore: | Laura Bernardini |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Scienze Umanistiche |
Corso: | Lettere |
Relatore: | Giorgio Nisini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 84 |
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