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Fabrizio De André, quando la musica incontra la poesia: un'analisi linguistica dei testi di ''Faber''

I cantautori di seconda generazione

Negli anni ’70 prolifera il numero di artisti lungo tutto lo Stivale, alcuni tra questi ancora oggi amati dal pubblico. In questo periodo infatti si ha una seconda generazione di cantautori, molti dei quali tuttora presenti sui palcoscenici, soprattutto nati e cresciuti a Roma, per questo si può parlare di un’altra scuola, oltre a quella genovese e alle altre già citate: la scuola romana. Fanno parte di quest’ultima noti artisti come De Gregori, Antonello Venditti e Claudio Baglioni. La nuova “scuola” si differenzia dalle altre in quanto risente molto del rock e del pop internazionale. Francesco De Gregori può essere considerato uno dei parolieri più poetici che l’Italia abbia mai avuto, e ne sono prova le sue canzoni come La donna cannone in cui il testo è ambiguo, quasi da parafrasare ma contemporaneamente ricco di pathos, di immagini poetiche e oniriche. Un modo di raccontare che non è più logico e lineare ma che va avanti tramite metafore e giochi linguistici che fanno emozionare il pubblico, coinvolgendo contemporaneamente cuore e cervello (pp. 148-150). E nel Folkstudio, locale di musica romano, De Gregori incontra un altro artista emergente: Venditti, con il quale stringerà un’amicizia che dopo tutti questi anni vive ancora. Venditti è il cantante romano e di Roma per eccellenza. Molte sono le canzoni dedicate alla città eterna come Roma capoccia e Grazie Roma (oggi inno dell’omonima squadra).

Il successo tuttavia arrivò nel 1975 con Lilly (Liperi 2016, p. 418), nella quale per la prima volta nella storia della canzone italiana la protagonista è una tossicodipendente (Coveri 2011, p. 92). Nei suoi testi si ritrova una sorta di autobiografismo, scandito dal ritmo orecchiabile della musica. A far parte di questa “scuola” vi è anche Claudio Baglioni, che riesce a mettere in musica i sentimenti delle giovani generazioni. Tratta con grande sensibilità gli amori innocenti e le passioni non espresse e con il suo primo album Questo piccolo grande amore ottiene il successo e il cuore dei teenager, tanto da diventare un idolo. Eppure dedicare canzoni agli amori giovanili aveva anche i suoi contro, difatti non riusciva ad ottenere il consenso tra il pubblico più maturo e tra i critici musicali, perciò si ritirò dalle scene tornando negli anni ’90 con nuovi brani come Oltre e Io sono qui, il cui tema non è solo l’amore ma anche la malinconia. Negli anni 2000 pubblicherà anche un libro sulla sua vita e sulla carriera e ricoprirà l’importante ruolo di direttore e presentatore del Festival di Sanremo. Questo fa di Baglioni un artista a 360° ancora oggi amato dal pubblico italiano (Liperi 2016, pp. 411-413). Ma sulla scena romana di quegli anni ’70, come afferma nuovamente lo stesso regista Rai (Liperi 2016, pp. 425-426), era presente anche un vero e proprio outsider: Rino Gaetano. Questo “strambo” artista conquisterà il palco e soprattutto i giovani con le sue ballate giocose, come ad esempio Ma il cielo è sempre più blu con la quale schernisce la realtà italiana. Successivamente ottiene il successo con canzoni provocatorie per la società ma allo stesso tempo orecchiabili, tanto che venivano imparate in poco tempo e canticchiate da molti, come per es. Aida, Nuntereggae più, Berta filava, Spendi spandi effendi. Arriva persino terzo al Festival di Sanremo con Gianna, ma il 2 giugno1981 un incidente stradale metterà fine ai suoi giorni. Nonostante la sua breve vita musicale, è tuttora un artista amato e acclamato, al punto che esistono festival a lui dedicati, tributeband, miniserie televisive e colleghi che lo fanno rivivere cantando i suoi brani.

Un discorso a parte merita Franco Battiato, cantautore eccelso dagli anni ’80 ad oggi. I testi del catanese a prima vista sembrano del tutto enigmatici, quasi destrutturati, ma in realtà è tramite lo studio di questi che si può comprendere al meglio non solo la poetica ma anche la personalità del cantante. Sono testi, quelli che vanno dal 1971 al 2009, che raccontano la metamorfosi di Battiato sia come artista sia come persona, come si può vedere in L’ombra della luce che lui stesso definì l’apice della sua produzione. Proprio in questa si legge del tema della reincarnazione legato alla necessità dell’uomo di purificarsi e migliorarsi: è il tema centrale del pensiero del cantautore catanese. Piuttosto che un cantante si potrebbe definire un intellettuale introspettivo e riflessivo; infatti quando il giornalista Manzoni gli chiese quale verità avesse da comunicare lui rispose dicendo di non possedere verità per gli altri, ma solo una propria esperienza individuale. Era il 1992, lo stesso anno in cui organizza un concerto a Baghdad per i bambini iracheni affamati e minacciati di morte; quindi non canta solo del malessere personale bensì si schiera anche dalla parte dei più deboli, criticando tramite i suoi versi la nascente società digitale e chi detiene il potere. Infatti egli parla di quella crisi di valori (e non solo) che sta investendo tutto il mondo, denuncia il capitalismo e l’alienazione degli esseri umani. Battiato ne parlava negli anni ’90 ma oggi più che mai questi temi sono ancora attuali. E per questo ad esempio in Un’altra vita afferma che bisogna fare delle scelte, se è il caso isolarsi, ma da ciò bisogna ottenere un miglioramento. E il tema della solitudine ritorna anche in Secondo imbrunire e Nomadi ma c’è anche un’altra componente molto forte: l’amore. Lo troviamo soprattutto in E ti vengo a cercare, in cui questo sentimento è visto come un’occasione per conoscere meglio noi stessi e gli altri e tramite questa esperienza quasi trascendere verso la scoperta di spazi e realtà ulteriori (Jachia 1998, pp. 169186). E giungendo al termine di questi 40 anni di produzione musicale e di metamorfosi personale il paragrafo può concludersi citando il professor Coveri (2011, p. 96) che afferma:
(…), come se Battiato volesse rifiutare gli stilemi della tradizione cantautorale italiana e, ad un livello più profondo, comunicare uno sforzo di crescita interiore e un certo disprezzo verso lo svilimento della cultura operato della contemporaneità.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Fabrizio De André, quando la musica incontra la poesia: un'analisi linguistica dei testi di ''Faber''

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Informazioni tesi

  Autore: Angelica Gentile
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2018-19
  Università: Università degli Studi di Catania
  Facoltà: Lettere
  Corso: Filologia moderna
  Relatore: Giovanna Marina Alfonzetti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 169

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