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Hoshi Shin’ichi e il Racconto Fantascientifico in Giappone

Hoshi Shin’ichi: tra realtà e immaginazione

Considerato come uno dei più popolari scrittori di narrativa fantascientifica e come il padre del genere short-short, Hoshi Shin’ichi nasce a Tōkyō il 6 settembre 1926, primogenito di una distinta famiglia dell’establishment cittadino, e cresce fin dalla tenera età nella casa dei nonni, Koganei Yoshikiyo (1858-1944) e Kimiko Rintarō. Il nonno, famoso professore d’anatomia presso la facoltà di medicina dell’Università Imperiale di Tōkyō, è un uomo poliedrico e brillante, apprezzato in tutto il paese per i brillanti risultati raggiunti nel campo della medicina applicata all’antropologia fisica. Come gran parte dei suoi compagni medici e letterati, anche Koganei vive l’esperienza di studio in Germania, dove ha modo di mettere a confronto un’educazione ancora di stampo feudale con le teorie del razionalismo europeo. La nonna, invece, è erede di un’importante tradizione letteraria, essendo la sorella minore del grande scrittore Mori Ōgai18.
Il padre, anch’egli uomo di scienza, è il proprietario di un’azienda farmaceutica aperta in Giappone dopo anni di studio e di lavoro presso la Columbia University. Nel contempo si dimostra anche un bravo scrittore, pubblicando nel 1918 una delle prime opere a carattere fantascientifico dal titolo Trenta anni da adesso.

Cresciuto in un clima di forte vivacità culturale, Hoshi si iscrive alla facoltà di chimica agricola dell’Università di Tōkyō spinto da quegli stessi interessi scientifici del nonno e del padre e continua a vivere tranquillamente nel suo limbo di studi e serenità familiare. Poco dopo la laurea, però, si abbattono su di lui le prime e pesanti difficoltà da aggiungersi alla morte del padre nel 1947. Di punto in bianco Hoshi, provato dalla prematura perdita, deve prendere in mano le redini della compagnia farmaceutica di famiglia presso cui lavorava già da qualche anno, ma a causa di condizioni economiche sfavorevoli e di debiti insanabili, è costretto a chiuderla per bancarotta.
I colpi assunti in poco tempo segnano profondamente una persona già di carattere molto sensibile, tanto che il giovane si allontana dalla società abbandonandosi a se stesso, trascorrendo intere giornate giocando a go19 e guardando film, in particolare di fantascienza. Questo periodo di solitudine, però, non è del tutto svantaggioso in quanto Hoshi incomincia ad avvicinarsi alla scrittura producendo diversi racconti; nel 1957, infatti, il suo primo racconto fantascientifico, Sekisutora (“Sextra”), viene pubblicato sulla neo rivista d’immaginazione Uchijin (“Polvere cosmica”), per poi essere incluso nel prestigioso periodico di Edogawa Ranpo, Hōseki (Il gioiello).
Sposato con una donna giapponese di nome Kayoko dalla quale avrà due figlie femmine, lo scrittore muore durante la notte del 30 dicembre del 1997.

La carriera letteraria di Hoshi Shin’ichi inizia a trent’anni, quando inizia a produrre di getto una serie di racconti brevi, romanzi e saggi che fin dal principio riscuotono grande successo, come Jinzō bijin (“Una bellezza artificiale”, 1961), candidato per il Premio Naoki e Mōsō ginkō (“La banca ingannevole”), un’avvincente raccolta di storie che gli permette di vincere il premio annuale bandito dal Japan Mistery Writers Award nel 1968. In pochi anni lo scrittore, già riconosciuto come uno dei più insigni esponenti di letteratura d’immaginazione, pubblica più di un centinaio di storie, collaborando nel contempo per la celebre rivista S.F. Magazine, fondata nel 1960.
La visibilità ottenuta da tali riconoscimenti e il giudizio positivo della critica inerente ad una brillante vivacità tematica in grado di spaziare dalla fantascienza al mistery, dallo humour alla letteratura per bambini, permisero alle sue numerose opere di riscuotere grande popolarità tra il pubblico lettore e di diventare importanti termini di paragone per altre opere legate al genere. Il segreto di tanto successo risiede nella vivida percezione delle paure dello scrittore e nella volontà di rappresentare la tragicommedia dell’esistenza moderna, che nei racconti si caratterizza in bizzarre situazioni, intrecci inaspettati e finali a sorpresa; utilizzando uno stile umoristico con toni fiabeschi, egli riesce ad ottenere un ritratto pungente e acuto della condizione umana in tutti i suoi aspetti. Così facendo, Hoshi ha saputo creare un stile del tutto particolare confluito poi nei racconti short-short, la sua specialità.
L’intera produzione, che si compone di circa un migliaio di opere, sviluppa storie di robot e altre invenzioni d’avanguardia, incontri tra esseri umani ed extraterrestri e della vita sulla Terra nel futuro, riprendendo nel contempo elementi di un passato più o meno recente; da esempio è il racconto Ganbo (“Il desiderio”) il cui protagonista è una volpe, figura molto importante nell’immaginario folcloristico giapponese20. La storia narra di un signore che non riesce a prender sonno. Dopo aver provato in diversi modi, decide di utilizzare un metodo storico: contare le pecore; uno, due, tre….fino a quando finalmente riesce ad addormentarsi. Anche in sogno continua a contare, pensando a come siano belle tutte quelle bianche pecore che ad una ad una saltano nel recinto, ma all’improvviso si accorge che una tra quelle ha un aspetto insolito. Il signor S, insospettito, chiede alla pecora se ha qualcosa di particolare e l’animale gli risponde che in effetti ha visto giusto, in quanto è in realtà una volpe mascherata che gli è apparsa appositamente in sogno. L’uomo cerca di trovare una spiegazione al motivo per cui la volpe ha deciso di mostrarsi, ma è lei stessa che gli dà la risposta: essendo il sessantamillesimo visitatore del tempio di Inari, aveva diritto a vedersi realizzare l’ultimo desiderio rivolto in preghiera. Il signor S non sta più nella gioia e la volpe è sicurissima che avrebbe dovuto esaudire anche per lui uno di quei soliti desideri di ricchezza e di potere. Nel suo caso, invece, non è così in quanto è lo stesso signor S che dice alla volpe che il suo è un desiderio diverso da tanti altri, ma che sfortunatamente non riesce a ricordare.
Dopo averci pensato e ripensato, chiedendo alla volpe di aiutarlo, il signor S riesce ad esprimere il suo desiderio, cioè quello di poter rimediare ai suoi problemi di memoria; la volpe, però, a questo punto gli dice che non può più esaudire la preghiera in quanto aveva già agito in precedenza, permettendogli di ricordare. L’uomo è deluso dalla risposta e non riesce a capire il comportamento della volpe, la quale ironicamente gli dice che il suo lavoro è finito e che per vedersi realizzare un altro desiderio dovrà trascorrere ancora molto tempo.
Il tratteggio del personaggio della volpe-pecora che appare in sogno all’uomo e lo invita ad esprimere un desiderio che non potrà essere esaudito, rivela quell’ironia beffarda che diventerà segno distintivo non solo di questo racconto, ma dell’intera produzione letteraria dello scrittore.
Parallelamente alle opere di spiccata ispirazione al genere fantascientifico, si posizionano favorevolmente anche lavori di saggistica, tra i quali il più importante è senza dubbio Jinminwa yowashi kanriwa tsuyoshi (“Il popolo debole e lo Stato forte”, 1967) ispirato alla storia della carriera del padre. Questa monografia, che ripercorre le tappe principali del fallimento dell’azienda farmaceutica, mostra per la prima volta e in modo diretto le reazioni e le riflessioni dello scrittore sull’avvenimento che darà poi il via alla sua carriera letteraria. Di rilievo si annoverano anche opere lunghe a carattere intimistico, come nel caso del romanzo fantascientifico Koe no ami (“Una rete di voci”, 1971) fino ad arrivare ad un altro importante lavoro autobiografico, Sōfu: Koganei Yoshikiyo no ki (“Mio nonno: la storia di Koganei Yoshikiyo”, 1975).
In un arco di tempo relativamente breve ma caratterizzato da un eccelso vigore creativo, Hoshi Shin’ichi ha saputo regalare delle opere argute, spiritose, dall’ironia raffinata e cortese che hanno lasciato alle generazioni future il ritratto di uno scrittore originale e anticonformista che ha fatto della scrittura non solo uno strumento di critica sociale ma soprattutto di crescita personale.





18 Mori Ōgai (1862-1922) è uno degli autori più rappresentativi della letteratura giapponese moderna. Oltre ad essere scrittore fu critico, medico, scienziato e traduttore; grande conoscitore della cultura occidentale grazie ad anni di studio in Germania, egli ebbe premura di difendere i valori tradizionali del suo paese scrivendo racconti, romanzi brevi e biografie di personaggi storici.
19 Gioco fatto con pedine nere e bianche posate su una scacchiera. Vince chi sistema le proprie pedine su un territorio più vasto di quello dell’avversario.
20 Nel folclore giapponese la volpe è considerata come la messaggera del dio Inari in grado di stregare le persone e di cambiare il suo aspetto.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Hoshi Shin’ichi e il Racconto Fantascientifico in Giappone

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandra Iarrusso
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e letterature straniere
  Relatore: Gianluca  Coci
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 98

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