ARS ARMORUM MEDIOLANENSIS: le implicazioni politiche del commercio delle armi milanesi dalle lettere di Francesco Datini (1380 - 1407)

Guerre, boicottaggi, gente d’armi: dall’analisi delle lettere si comprende come questi eventi fossero interdipendenti, infatti rientravano nelle strategie belliche adottate dai potenti.

Un esempio era il boicottaggio, strategia bellica che re e signori attuavano per sfavorire il commercio con città e territori rivali, quindi per danneggiarne l’economia. All’inizio del XV secolo, l’imperatore Sigismondo di Lussemburgo, re di Ungheria, dichiarò guerra a Venezia per il dominio della costa orientale dell’Adriatico, di conseguenza tentò di imporre il boicottaggio su tutte le merci provenienti da Venezia e dirette nella Germania meridionale; l’imperatore chiuse persino i passi del Brennero e del Tarvisio.

Nei suoi piani la Germania meridionale doveva rifornirsi da Milano e Genova, ma milanesi e genovesi, all’epoca, non avevano più accesso alle risorse sotto controllo dei veneziani, quindi i tedeschi ignorarono il boicottaggio imposto e per i traffici utilizzarono semplicemente la via di Milano. […]

Tieri di Benci, agente del Datini ad Avignone, parlò di un blocco stradale causato dalle armate mercenarie di Enguerrard de Coucy, egli era sceso in Italia per una spedizione di soccorso, della quale si parlerà più precisamente proseguendo nel testo.

È da sottolineare però, che questi fatti causarono all’epoca disagi ai commerci, impedimenti causati da eventi strettamente di matrice politica. Alla metà del XIV secolo, l’Italia, in genere, Milano, nel particolare, si trovava al centro di una serie di lotte intestine, tra città e signorie della penisola, non solo, ciò che avveniva nel resto d’Europa aveva riflessi in Italia che, anzi si trovava al centro di grandi interessi internazionali.